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giovedì 10 ottobre 2013

Mi piace il bar, di Andrea G. Pinketts (Barbera). Intervento di Nunzio Festa



In tutta onestà e con tutta la franchezza che è possibile dimostrare in questi casi, affermiamo prima di cominciare a dirne che "Mi piace il bar", l'ultima opera pubblicata in ordine temporale dallo scrittore milanese, nonché "supereroe", Pinketts, fa venir voglia di bere; ma, quindi, detto ciò, sgomberiamo il campo da ogni equivoco, perché abbiamo seguito uno dei consigli raccolto fra i tanti disseminati un po' qua e un po' là nell'opera: abbiamo scritto questa righe in stato di sobrietà (neppure brilli: e non sappiamo a questo punto quanto in verità la scelta piacerà pienamente allo scrittore e giornalista). Questo libro è un omaggio alla vita vissuata a pieno. Luoghi, letteratura, incontri. Tra breve autobiografia, sentimentale assai va detto, e romanzo breve. Si legge in pochissimo. Ed è un lunghissimo, interminabile calembour. Ché Pinketts scherza infinitamente con la lingua italiana. Rispettandola in tutta la sua importanza, tra l'altro. E lo si comprende da subito, ovvero dalla sintetica presentazione del testo, buona a creare il primissimo gioco di parole. Dove per spiegare l'orgine del termine "bar", per dire, lo scrittore spiega ironicamente ma non troppo e prendendosi per fino in giro ma con tanta attenzione: "In realtà l'unica fonte a cui abbeverarsi è la mia. B. A. R. significa Bevitore Alcolici Regali, perché il bar è un regno, un reame, benvenuti nella mia corte". Quindi Andrea Pinketts, cartina dei "bar" che conosce e ha conosciuto alla mano, oramai personaggio oltre che personalità a dir poco versatile delle lettere italiote, propone la sua 'visione' degli anni Ottanta, Novanta e ZeroZero. Da quando, cioé, frequentava un liceo - dal quale tra l'altro fu cacciato - a quando fa conoscenza, quasi in contemporanea, con modelle americane e "malavita". Più appunto la descrizione un po' più precisa, e riportata con toni quasi d'affetto sincero e puro, dei locali che ha scelto e viaggio per bere, approcciare, leggere, scrivere. Bar che sono stati e sono sempre la seconda, se non proprio prima casa dello scrittore Andrea G. Pinketts. Ma l'autore mai, almeno, ambienterebbe un intero romanzo in un bar. Con passaggi orizzontali e verticali in diverse delle sue opere letterarie più importanti per questo racconto ma con entrate e uscite anche fa vicende legate alla sua attività di giornalista-investigatore. Fino al passaggio dedicato al London di "John Barleycorn": qui rileggendo e poi 'correggendo' la sua prefazione all'edizione UTET del 2008, ma come sappiamo esiste anche la più recente edizione del testo, datata 2010, edita da Mattioli 1885 ("John Barleycorn. Memorie alcoliche"), curata da Davide Sapienza - che dello stesso autore ha lavorato pure ad altro. Non prima d'aver descritto quando decise di far l'esperineza della partecipazione ad appuntamenti della Alcolisti Anonimi. Il supereroe ha dato un'altra prova dei suoi superpoteri.

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