Figlio di una terra dura, ristretta da barriere fisiche e mentali quasi invalicabili, tanto avara quanto bella, terra di boscaioli, di minatori, di emigranti, Giorgio Fornoni porta in sé l'impronta di questi caratteri naturali, sia accondiscendendoli sia ribellandovisi. Egli impersona la proverbiale testardaggine del montanaro, mentre sfugge con l'anima e col corpo la culla protettiva, ma di poco orizzonte, della valle per rincorrere le esperienze, le situazioni, i paesaggi più aperti del mondo intero. Moderno Diogene, egli è sempre alla ricerca dell'Uomo, dentro la storia più antica ed ancor più nella sua espressione attuale, quella che nasce dalla sofferenza, dalle prove più ardue. Conserva e alimenta una innata curiosità per la Natura, così vicina tra i monti della sua valle Seriana, ma lì così censurata dall'ansia delle quotidianità. Giorgio ha poco più di cinquant'anni, è commercialista, ha lottato con tenacia per studiare e raggiungere la sua professionalità. Nel corso degli anni ha scoperto che togliendosi dalla cornice di casa può liberare maggiormente la sua fantasia e le sue capacità, può cogliere con l'effetto di una lente d'ingrandimento le particolarità dei luoghi e le diversità della gente. La sua passione per la fotografia si è presto evoluta in desiderio di documentare, di riportare al suo paese le esperienze di terre tanto lontane e i messaggi importanti di personaggi mondiali. Appena può Giorgio parte; ormai lo fa sempre più spesso. Va in ogni zona del mondo, di solito nelle più disastrate, a realizzare reportage fotografici e video, che al valore artistico aggiungono un valore antropologico e sociale. Tra gli altri ha intervistato il sub-comandante Marcos, capo degli Zapatisti, e i Nobel per la pace Rigoberta Menchù e Monsignor Belo. La persona che più lo ha colpito "è stato senz'altro Guayasamin - dice - un pittore di Quito, nell'Ecuador. Dipinge le angosce dell'Uomo. E' molto amico di Garcia Marques, di Allende, di Fidel Castro, di Rigoberta Menchù. Lui è un grosso personaggio, io sono insignificante; però in qualche modo ricerchiamo le stesse cose". Giorgio ama anche l'Archeologia e da qualche anno partecipa alle spedizioni del professor Manuel Anati nel deserto del Neghev alla ricerca del monte Sinai della Bibbia. E' stato anche a Nasca, l'enigmatica località nel deserto peruviano, con i suoi disegni misteriosi tracciati sul terreno che si riescono a vedere solo dal cielo. Di quasi ogni viaggio Giorgio Fornoni realizza dei video che da qualche tempo trovano sempre maggior spazio su importanti reti televisive, anche internazionali. Se gli si chiede cosa collega le tristi realtà delle guerre dimenticate, che frequenta spesso, con l'Archeologia risponde: "C'è sempre l'Uomo, col suo passato e i suoi valori".
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