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sabato 13 agosto 2011

Segnali notturni di Riccardo Reim con postfazione di Andrea Di Consoli (Gaffi ). Intervento di Nunzio Festa



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Un autore teatrale di teatro. Nella narrativa. “Segnali notturni”, ultima raccolta di racconti di Riccardo Reim, autore per dire degli indimenticabili “Il tango delle fate” e “Lettere libertine”, che è capitato di vedere a spasso in fiera dell’editoria con l’altro geniale romano Antonio Veneziani e vorremmo pensare insieme a Renzo Paris, quindi immaginiamo ancor di più l’amicizia e l’affinità che si legge anche nelle righe che accogliamo sotto gli occhi, sono altre note sfilacciate di questa sfilacciata esistenza vitale. La scrittura mascherata di Reim, infatti, è multiforme ma allo stesso tempo unica e riflessiva sull’esistente. Persino quando entra sul palco una ‘terza voce’, finanche quando il narratore diventa realmente esterno per farsi interno, sentiamo le molle che fanno scattare un pensiero sì teatrale, in quanto manifesto della teatralità sottile e sottotono d’alcune vite descritte, però tutt’affatto zeppo d’una vivacità di toni che è oltre la narrazione in senso orale delle vicende. E, d’altronde, i buoni di spirito potrebbero dirci che: non poteva essere altrimenti: Ma non è così. Che Riccardo Reim, invece, è l’inventore d’un sapiente mondo alternativo dove l’originalità di scrittura è tenuta allegata alle sensazioni estreme che i personaggi e dunque i mondi narrativi evocano e fanno esplodere. Quando il delitto è segno della normalità, in un certo frangente di significati, per esempio, dove i racconti aggiornati dallo scrittore sono una miscellanea composta da tempi specifici e allineanti nello stesso tempo spazio-temporale altro, l’istinto è narrato mentre le citazioni, quando ci sono, c’evocano il retroterra, e mentre infine le paranoie e la vaghezza oggi moderne sono raccontate pelo per pelo. A marchi, in certe occasioni. Finemente nel più dei casi. In effetti, poi, Di Consoli in sede di postfazione parlerà di “un’umanità che si scopre, nottetempo, immorale e sdoppiata, infelice, marginale, nascosta, irraccontabile, buffa e tragica, in vena di confessioni, sia pure doppie, o senza fondo”. L’analisi è perfetta. Prendendo a modello il racconto eponimo, il mignotto che ci fa capire tante situazioni è proprio pronto a farsi ascoltare, ma non conoscendosi fino alla fine di se stesso. “Segnali notturni” è un’altra invenzione, una creazione letteraria dell’artista e intellettuale che confonde volutamente racconto immorale all’antica con un gotico praticamente post-moderno. Una pratica di bellezza oscena.

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