La trasposizione a fumetti del romanzo di Burroghs non è solo un viaggio acido fedele all'originale, ma un classico straordinario da conservare in libreria. Tra “Tropico del cancro” e “Pubblicità per me stesso” magari.William S. Burroghs doveva aver visto “La zona morta” e “Videodrome”, quando decise di affidare a Cronenberg il proprio romanzo più celebre e controverso, “Il pasto nudo”. Qualche anno prima della sua scomparsa, un italiano, il prof. Bad Trip, al secolo Gianluca Lerici, rese la storia di “el hombre invisible” una graphic novel visionaria e surreale, pubblicata nel 1992 da Shake, con una straordinaria prefazione di Fernanda Pivano, scrittrice recentemente scomparsa e traduttrice di quelli che poi sarebbero diventati i classici della Beat Generation. “Quando in Italia è uscito The Naked Lunch è stata una burla – scrive – andavano tutti a ricercare i contenuti pruriginosi, possibilmente col cazzo in mano. In fondo, discendiamo dai canti Fescemnini”. Nel volume di Bad Trip, ciò che manca quasi totalmente sono proprio i contenuti pruriginosi: il disegnatore ha voluto insistere sulla spirale della violenza, sulle contraddizioni della società che sfruttano le debolezze della tossicodipendenza terminale. Il tutto condito con fantastici testi, di un’incredibile pregnanza di significato, ricalcati sui monologhi originali, accentuati da immagini particolareggiatissime, che rendono unico e individuabile lo stile di Bad Trip. Il disegnatore, scomparso nel novembre di tre anni fa, è ancora presente, anacronisticamente e forse in modo incoerente dal punto di vista contenutistico e concettuale, sulle copertine dei libri Mondadori, come quel “Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti. Leggendo la versione a fumetti de “Il pasto nudo” si ha l'impressione di compiere un viaggio lungo le strane e tortuose pieghe dell'animo umano, all'interno di un incubo atavico che racconta le nostre paure, la nostra solitudine; un libero arbitrio che a volte non porta libertà ma schiavitù. Il libro di Bad Trip è degno di stare tra i classici della letteratura, quelli da cui molti scrittori hanno preso senza restituire nulla in cambio e che, secondo i nostri umori, ci appaiono geniali oppure odiosi.
*redazione Talkink
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lunedì 7 settembre 2009
mercoledì 19 agosto 2009
Il primo bicchiere, come sempre, è il migliore di Charles Bukowski (Minimum Fax): omaggio a Fernanda Pivano
Da sei anni a questa parte minimum fax ha iniziato la sua opera di riscoperta della poesia di Charles Bukowski, pubblicando opere inedite e postume che restituiscono l’immagine di un artista decisamente più complesso e profondo dello stereotipo del “vecchio sporcaccione” o della “mosca da bar” in cui lo si è spesso ingabbiato. Questo libro comprende la prima parte di Open All Night, una voluminosa antologia di poesie scritte fra gli anni Settanta e Novanta, che Bukowski lasciò al suo editore storico, la Black Sparrow Press, affinché fossero pubblicate dopo la sua morte.
È in gran parte una galleria di ritratti e di ricordi. Vecchi amici di gioventù, compagni di sbronze e compagne di letto, capiufficio e habitué dell’ippodromo, poeti vanesi e puttane orgogliose – tratteggiati con uno sguardo acutissimo in cui si mescolano l’affetto, il rancore e l’ironia – vanno a comporre un universo poetico e umano fatto di romanticismo sporco, di lucido disincanto ma anche, in fondo, di incrollabile speranza.
Caresse Crosby ha pubblicato il mio primo racconto
quando avevo 24 anni e poi altre cose tipo una
follia e depressione innata si sono impadronite
di me, e una sera da non so dove in Georgia ho scritto
una serie di lettere chiedendo aiuto - non aiuto morale
ma chiedendo soldi per magiare e roba del genere finchè non
fossi
riuscito a trovare un sistema per continuare a vivere nel modo
più indolore possibile.
dato che avevo dei genitori indifferenti e nessun amico ho spedito
le mie
lettere a dei letterati che non conoscevo.
be', non è arrivato un soldo, anzi non ci sono state proprio risposte, tranne
una
che in qualche modo mi ha seguito lungo una serie di città
e paesi
e mi ha raggiunto a New Orleans
ed era di Caresse e dentro non c'era un soldo
ma
la lettera era bella: lei raccontava che abitava in un
castello in Italia e aiutava i poveri.
Sono sempre stato innamorato delle fotografie di due persone:
Kay Boyle e Caresse Crosby.
nei panni di Harry non mi sarei mai ucciso
così stoltamente come ha fatto lui
me ne sarei stato a letto con Caresse, a bere vino
e a tirare freccette ai manifesti delle corride appesi alle pareti.
non ho mai scritto a Kay Boyle perchè avevo finito i francobolli
ma sono sicuro che mi avrebbe risposto anche lei
se ne avesse avuto la possibilità (p.164,165)
Charles Bukoswski
Dedico questo post alla "bad girl" della Beat Generation, Fernanda Pivano, e lo faccio con i versi di Bukowski che grazie a lei ho imparato ad amare.
È in gran parte una galleria di ritratti e di ricordi. Vecchi amici di gioventù, compagni di sbronze e compagne di letto, capiufficio e habitué dell’ippodromo, poeti vanesi e puttane orgogliose – tratteggiati con uno sguardo acutissimo in cui si mescolano l’affetto, il rancore e l’ironia – vanno a comporre un universo poetico e umano fatto di romanticismo sporco, di lucido disincanto ma anche, in fondo, di incrollabile speranza.
Caresse Crosby ha pubblicato il mio primo racconto
quando avevo 24 anni e poi altre cose tipo una
follia e depressione innata si sono impadronite
di me, e una sera da non so dove in Georgia ho scritto
una serie di lettere chiedendo aiuto - non aiuto morale
ma chiedendo soldi per magiare e roba del genere finchè non
fossi
riuscito a trovare un sistema per continuare a vivere nel modo
più indolore possibile.
dato che avevo dei genitori indifferenti e nessun amico ho spedito
le mie
lettere a dei letterati che non conoscevo.
be', non è arrivato un soldo, anzi non ci sono state proprio risposte, tranne
una
che in qualche modo mi ha seguito lungo una serie di città
e paesi
e mi ha raggiunto a New Orleans
ed era di Caresse e dentro non c'era un soldo
ma
la lettera era bella: lei raccontava che abitava in un
castello in Italia e aiutava i poveri.
Sono sempre stato innamorato delle fotografie di due persone:
Kay Boyle e Caresse Crosby.
nei panni di Harry non mi sarei mai ucciso
così stoltamente come ha fatto lui
me ne sarei stato a letto con Caresse, a bere vino
e a tirare freccette ai manifesti delle corride appesi alle pareti.
non ho mai scritto a Kay Boyle perchè avevo finito i francobolli
ma sono sicuro che mi avrebbe risposto anche lei
se ne avesse avuto la possibilità (p.164,165)
Charles Bukoswski
Dedico questo post alla "bad girl" della Beat Generation, Fernanda Pivano, e lo faccio con i versi di Bukowski che grazie a lei ho imparato ad amare.
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