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giovedì 7 maggio 2009

Le novità di Hacca edizioni per maggio/giugno 2009




In libreria dal 20 Maggio




Luca Canali, L’interdetto, 208 pagine, 14,00 euro

Il libro

Questo romanzo inizia come un “giallo”, ma è una finta partenza. Siccome “tedio e orrore” sono più forti dei misteriosi incastri della narrazione di mistero, nel volgere di poche pagine scopriamo che i personaggi de L’interdetto credono poco alla consolazione delle tattiche difensive e alle mascherate di genere, e subito si presentano per quello che sono: personaggi fragili, in procinto di cadere, anime vulnerabili, finanche strambe.
Un commissario, Strina, prima di cadere rovinosamente nel Purgatorio della malattia e della pensione, è turbato da quattro inquietanti denunce. Fatti di rilevanza penale, apparentemente senza clangore: lettere minatorie, danni patrimoniali, vendette. Strina è turbato, perché sente, con fiuto animalesco, l’odore della resa dei conti. Anche il suo più stretto collaboratore, Esposito, più accomodante e meno crucciato, sente lo stesso odore: l’odore della fine. Ma cosa disintegra in profondità i vecchi equilibri di un tranquillo quartiere cittadino, basato su menzogne taciute e cattiverie mal trattenute?
Il segreto di questa disintegrazione morale è nelle mani di un “grande vecchio”, il Professor Nullian, affascinante studioso amante degli animali, scrittore famoso che vive quasi come un clochard, e che difende gli innocenti animali con piglio integralista, facendone una questione di primaria importanza. Sarà lui, con la sua bizzarra vitalità, a muovere i fili dei crolli a catena, e, se vogliamo, a suggerire una possibile purificazione dai tanti “mali oscuri” della realtà che lo circonda. Nonostante qualcuno riesca a interdire questo vecchio genio, ugualmente sarà lui, con la sua intelligenza, a suggerire i destini dei personaggi di questa storia. Perché L’interdetto, pur essendo un’amara riflessione sul male, sull’ipocrisia, sulla corruzione e sulla “malattia chiamata uomo”, si configura come uno dei pochissimi romanzi in cui ai vecchi è dato in sorte il potere di essere suscitatori di destino, divenendo burattinai dello smascheramento esistenziale. E questo dato è confermato dalla lingua lucida e limpida di Canali, uno scrittore che ha portato luce in ogni interstizio delle sue storie, che pure, sempre, sorgono dal buio.

L'autore

Luca Canali (Roma 1925).
Dopo tredici anni (1945-58) di intensa attività nell’organizzazione di base del partito comunista, e ventidue anni di insegnamento e ricerca nell’Università di Roma (assistente prima di Natalino Spegno, poi di Ettore Paratore), consegue la cattedra di Lingua e Letteratura latina nell’università di Pisa. In pensione anticipata per motivi di salute, si dedica alla saggistica, alla poesia e alla narrativa. Vasta la sua attività di traduttore: tutto Virgilio, Lucrezio, Catullo, Orazio, gli Elegiaci e Petronio.
È stato redattore del “Contemporaneo”, ha collaborato con “Il Verri” di Luciano Anceschi, “Paragone” di Anna Banti e Roberto Longhi. Ha pubblicato saggi, fra i quali Personalità e stile di Giulio Cesare, Sesso e violenza nell’antica Roma, Il sangue dei Gracchi. Nel 1981 esce il suo primo e più noto romanzo Autobiografia di un baro (Bompiani), cui seguono, tra gli altri, Nei pleniluni sereni (Longanesi) L’uomo che non stava al gioco (Piemme) L’innocenza dei colpevoli (Manni).


In libreria dal 10 Giugno


Turi Vasile, L’ombra, 130 pagine, 13,00 euro

Il libro

Questi racconti di Turi Vasile sono scritti in piena luce. Il vecchio io autobiografico de L’ombra torna a essere, per le misteriose metamorfosi del destino umano, un bambino ammalato di nostomanìa, abbacinato nell’eden di una Messina che risorge, come l’Araba fenice, dalle sue ceneri. Non c’è scrittore in Italia altrettanto disarmato. E la mano di Vasile, nel mentre scrive, anziché chiudersi, si apre, mostrando ogni linea, ogni vena. Non ci sono segreti, in questi racconti; e anche la vita fuggitiva, e il mistero della morte e del dolore, sono accettati con bonomia, con lacrime di bambino con la faccia di vecchio.

I racconti di Vasile sono aperti come un ventaglio. Tutto vi è detto con pudore e sincerità: la disperazione per la moglie Silvana, chiusa nella torre della malattia; l’affanno degli anni, che hanno perso la giovanile dispnea causata dalla “lissa”, e hanno trovato l’altra dispnea, quella di chi ha il cuore malato; i tanti ricordi che risorgono intatti da un luogo che non esiste, se non nell’anima. Con questo memoriale lirico, Turi Vasile scrive uno dei suoi libri più commoventi. E, nonostante in uno dei racconti più belli di questa raccolta un uomo perda la propria ombra, solo alla fine quest’uomo capirà che, senza la propria ombra, si muore davvero. L’ombra è su di noi, e dobbiamo portarla dietro come un doppio siamese. Sono pochi gli scrittori che sanno “dialogare con le ombre” come Vasile – e, sempre, anche i morti sembrano vivi, nei suoi racconti. Aleggia sull’opera e sulla vita di Vasile un nuovo mito, quello di Margite, colui che sapeva fare tutto, ma tutto faceva male. Senza grancasse e senza sociologia – sorretto soltanto da una lingua tersa e immediata, da un’attitudine al sogno che lo pone al fianco dei grandi lirici greci, e da un’attenzione al quotidiano miracolosa, e all’epifanico dettaglio minimo – Vasile si riconferma uno dei nostri grandi scrittori – smentendo Margite – proprio perché mai prima s’era vista così tanta luce nella disperazione, sia pur sorretta dall’esistenza di un Dio muto che, in quanto essere pensabile, solo per questo non potrà non dare senso a tutto l’incomprensibile dolore del genere umano.

L’autore

Turi Vasile (Messina, 1922), regista, produttore e scrittore, ha pubblicato, tra le altre cose: Paura del vento e altri racconti (Sellerio, 1987), Un villano a Cinecittà (Sellerio, 1993), L'ultima sigaretta (Sellerio, 1996), Male non fare (Sellerio, 1997), Il ponte sullo stretto (Sellerio, 1999), La valigia di fibra (Sellerio, 2002), Morgana (Avagliano editore, 2007), Silvana (Avagliano editore, 2008).

In libreria dal 25 Giugno

Felice Piemontese, Fantasmi vesuviani, 100 pagine, 10,00 euro

Il libro

Fantasmi vesuviani è un memoriale importantissimo sulla cultura a Napoli. Un memoriale scritto con in corpo il vaccino vivo de Il silenzio della ragione di Anna Maria Ortese, il racconto più crudele sulla disperata e compiaciuta autoreferenzialità degli scrittori napoletani.

Felice Piemontese, con la sua drammatica percezione del disastro e dell’oblio, chiama a raccolta, in un libro che non è testamento soltanto in virtù di una totale assenza di solennità retorica, tutti i protagonisti e le comparse della cultura napoletana dagli anni Sessanta agli anni Novanta del secolo scorso. Ecco sfilare uno per volta artisti, galleristi, giornalisti, scrittori, militanti politici, scrittori stranieri, editori e librai di una Napoli che sempre prova ad aprirsi al mondo – a volte con genialità, a volte con goffaggine – ma che sempre sprofonda in se stessa, nella propria pigrizia, e nei propri vividi e infernali labirinti senza via d’uscita.

I “fantasmi” di questo libro sono Domenico Rea, Lucio Amelio, Franco Cavallo, Franco Capasso, Luciano Caruso, Giuseppe Recchia, Alberto Marotta, Fabrizia Ramondino, Nicola Pugliese, Mario Guida, Tullio Pironti, Roland Barthes, Jack Kerouac, Michele Prisco, Luigi Compagnone e tanti altri, mentre l’ultimo “fantasma”, il più vivo di tutti, è il troppo dimenticato Luigi Incoronato, il cui suicidio, nella formazione morale di Piemontese, ha probabilmente contato più della militanza politica e giornalistica, e dell’esperienza neoavanguradistica. Fantasmi vesuviani è un memoriale scritto con levità e “freddezza”; è un libro che affiora dall’inconscio obliato di Napoli; è una confessione in cui la nostalgia ha il collo strozzato, e cede il passo a una dura poesia radiografica, di pianto senza lacrime.

L’autore

È nato a Monte S. Angelo (FG) nel 1942, ma vive dal 1946 a Napoli, dove svolge attività di giornalista presso la RAI TV e critico letterario per il quotidiano «Il Mattino». Oltre che di poesia (lineare e verbovisuale) e saggistica, si occupa anche di narrativa, pubblicando i seguenti volumi: Là-bas (Geiger, Torino, 1971); MDZ (Colonnese, Napoli, 1972); Ancora della poesia visiva (Continuum, Napoli, 1973); Racconto (1975); Intorno a quelle macerie (Carte Segrete, Roma, 1981); Dopo l'avanguardia (Guida, Napoli, 1981); Da un'immensa distanza (narrativa, Shakespeare & Company, Roma, 1986); Epidemia (narrativa - Pironti, Napoli, 1989); Autodizionario degli scrittori italiani (saggistica, Leonardo, Milano, 1990); La città di Ys (Manni, 1996) e il romanzo Dottore in niente (Marsilio, 2002).

lunedì 4 maggio 2009

Il libro del giorno: Grotteschi e arabeschi di Vitaliano Trevisan (Einaudi)

Dall'incontro fra Vitaliano Trevisan e l'universo di Poe nasce uno sguardo limpidamente classico e insieme feroce, capace di narrare l'autentico orrore. Che si tratti di una famiglia oscena e di una madre moribonda che sa nascondere segreti - il più atroce dei quali solo al lettore sarà svelato - o di un uomo che vuol raschiare via dalla casa ogni traccia della donna che l'abitava, o del più spietato ritratto di artista italiano contemporaneo che possiate immaginare. In questo libro la lingua dello scrittore vicentino raggiunge un equilibrio e una originalità nuovi proprio mentre l'autore fa un salto all'indietro di due secoli e dichiara di ispirarsi al maestro del racconto: Edgar Allan Poe.

casa editrice Einaudi: www.einaudi.it

" (...) una scrittura davvero straordinaria, in cui periodi brevi e brevissimi si alternano ad altri ricchi di subordinate, l'invettiva si sposa con i toni pacati e riflessivi, l'iterazione ossessiva lascia il posto alla necessità citazionistica, al riferimento ad altri universi letterari ripresi e ricontestualizzati per raccontare in modo nuovo un mondo insensato e feroce"

Felice Piemontese

da Il Mattino di Napoli, p. 14, del 4/05/2009

Grotteschi e arabeschi di Vitaliano Trevisan
95 p., brossura
Editore Einaudi (collana Einaudi. Stile libero big)

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