"Per chi suona la campanella" (Fazi
Editore, 2011) è un trattato di filosofia in pillole ad uso quotidiano frutto
dell’ingegno di un professore di storia e filosofia precario di liceo.
L’autore, Ermanno Ferretti, si è fatto conoscere sul social network Twitter con
il nome SCRIP raccontando in 140 caratteri la sua vita di insegnante, dalle
disavventure del precariato agli strafalcioni degli studenti, dai problemi
reali della scuola a spunti per una nuova didattica. Abbiamo parlato con Ermanno Ferretti del
libro uscito lo scorso 4 novembre nelle librerie.
Innanzitutto, come descriveresti
questo libro?
E’ un libro che parla della scuola
italiana raccontata da un professore di storia e filosofia e cerca di farlo in
tono scanzonato, scherzoso. Non è insomma un saggio, anzi è forse quanto di più
lontano possibile ci sia da un saggio sulla scuola. È quasi un racconto in cui
emergono soprattutto gli aspetti comici e oserei dire grotteschi del nostro
sistema scolastico, dei giovani d'oggi e, perché no?, anche dei trentenni
precari.
Ma se non è un saggio, cos'è?
Non è facile definirlo. Al di là
del tema è particolare anche la forma in cui il libro è scritto: si tratta
infatti non di una normale narrazione in prosa ma di una serie di frasi di una
o due righe, apparentemente slegate tra loro ma che alla fine formano un quadro
unitario, come degli aforismi e degli sketch in cui alcuni dei personaggi
ritornano ma in cui c'è spazio anche per la battuta secca o per intermezzi
composti da pensieri più seri.
Da dove nasce la scelta di questa
forma così "epigrammatica"?
Nasce da Twitter. Il libro,
infatti, è una raccolta di tweet che ho "postato" in quel social
network negli ultimi anni, rivisti, riordinati e corretti.
Spiegati meglio, perché magari non
tutti conoscono Twitter: Cos'è un tweet?
Twitter è un social network con una
caratteristica molto particolare e dalla quale non si sgarra: gli aggiornamenti
di stato, appunto chiamati "tweet", non possono essere più lunghi di
140 caratteri. Quando scrivi su Twitter, quindi, sei obbligato a scrivere degli
epigrammi, perché devi riuscire a far stare una battuta, un pensiero, il
racconto di un fatto in 140 caratteri. Certe volte questo implica un lavoro di
sintesi notevole.
In copertina campeggia una frase
“Se il mondo deve proprio finire come dicono i Maya, spero almeno che sia prima
di un Collegio Docenti” , anche questa è un “tweet”?
Sì, con gli editor della Fazi
abbiamo scelto di metterla in copertina perché era una delle più carine e dava
un'idea chiara sia del tono del libro, sia dell'argomento.
E cioè un professore che non ama i
Collegi Docenti...
Sì, ma non solo. L'idea che
volevamo trasmettere è anche quella di un modo di intendere la scuola più alla
mano, più moderno, più leggero senza per questo essere meno rigoroso. So che
sembra un controsenso, ma sono convinto che per essere buoni insegnanti, per
riuscire cioè a far crescere culturalmente e umanamente i nostri allievi, si
dovrebbe essere il più possibile agli antipodi della vecchia professoressa
acida, distaccata, fredda e un po' carogna che ancora oggi popola l'immaginario
degli studenti.
Il contrario di quanto sembra aver
sostenuto in questi anni il ministro Gelmini...
Direi di sì: il ministro ha più
volte parlato di rigore, di serietà, di inflessibilità che bisogna far
rientrare nella scuola, salvo poi veder fallire la sua politica davanti ai dati
che parlano di diminuzione di bocciati e quindi di una scuola più permissiva.
Il problema è che quella del ministro è solo una formuletta pensata per i suoi
elettori: la vera sfida, invece, è dimostrare che si può essere
contemporaneamente rigorosi e comprensivi, seri e divertiti, inflessibili e
giusti. Questi temi, tra una battuta, una gaffe degli studenti e un commento
semiserio sul senso della vita, in "Per chi suona la campanella"
tornano più volte.
Ritorniamo a Twitter e alla genesi
del libro. Come hai fatto a passare da un social network alle librerie?
Il passaggio è stato meno veloce di
quanto si possa pensare. Mi sono iscritto a Twitter nel 2008 e all'inzio ho
cominciato ad usarlo per pura curiosità. A quel tempo la
"twittersfera" era ancora piuttosto ristretta e da parte mia passai i
primi mesi a familiarizzare col mezzo, a cercare di capire cosa volevo scrivere
in quei 140 caratteri. Ad un certo punto ho scoperto che mi trovavo bene a
parlare di due tipi di cose: ciò che mi faceva ridere e ciò che m'indignava. E,
anzi, provai a metterle insieme, cercando di parlare di ciò che m'indignava
tramite battute.
E come sei arrivato a parlare di
scuola?
Lavorando come insegnante e
insegnando in particolare filosofia, una materia che dà luogo a clamorosi
equivoci ed errori negli studenti, era normale che molte delle cose che mi
facevano ridere riguardassero la scuola. Le prime cose sono state gli
strafalcioni degli studenti; poi si sono aggiunti i loro commenti sarcastici su
questo o quel filosofo, poi i miei sugli studenti, poi è arrivata la Gelmini che ha dato a
tutti fin troppe occasioni per fare battute. Insomma, i tweet hanno cominciato
a fioccare.
E il libro?
Già nel 2009 alcuni dei miei
follower, cioè persone che mi seguono su Twitter, mi chiesero di raccogliere
questi tweet in un file. Dal file si passò presto a un libretto autoprodotto
che ebbe un certo successo nell'ambiente; infine, da lì è arrivato un agente
letterario, che mi ha aiutato a strutturare meglio il libro e renderlo
editorialmente più appetibile, e infine i tipi della Fazi.
Ci lasci con tre frasi che ti
sembra possano descrivere meglio il libro?
Certo. La prima: «Nel 1650 Cartesio
arriva in Svezia ma si prende la polmonite e muore». «Che sfigato!». «E non
avete ancora sentito la sua filosofia». La seconda: «Prof, che scuole ha
fatto?». «Liceo scientifico e poi laurea in storia». «Non poteva fare altro?».
«Tipo?». «Un mestiere che desse soldi?». La terza: «Amleto decide di vendicarsi
quando scopre che il padre, il re, è stato ucciso dal di lui fratello». «Ma,
prof, è copiato da Il Re leone!».
Ermanno SCRIP Ferretti, Per chi
suona la campanella. Un anno di scuola visto da un prof
Fuori collana
pp. 112 – euro 10,00