Otto storie, tanto perfette e compiute da costituire ciascuna un breve romanzo. Ci sono i personaggi della Vigàta di ogni tempo, l'inventario di una Sicilia dalle inesauribili sfaccettature: avvocati brillanti, chiromanti improvvisate, contadini e studentesse, preti e federali, comunisti sfegatati, donne risolute, un repertorio che suscita il sorriso o la pietà, e sempre un forte coinvolgimento. Ma in queste storie c'è anche un elemento fiabesco, mitico, un improvviso scarto dalla narrazione che ritorna insistente. È una traccia sotterranea che si mescola con il momento storico che è sempre ben definito, al punto che sin dalle prime righe di ogni storia la narrazione viene incastonata in una data precisa, la fine dell'Ottocento, l'alba del 1900, ma più spesso gli anni del fascismo, dello sbarco, del dopoguerra. Quasi sempre è l'ironia, la burla a dominare, o il gallismo brancatiano, oppure l'umanità solidale che non manca mai nelle storie di Camilleri che in quella "piazza della memoria" che è Vigàta, attinge a storie vere o verosimili depositate fra i suoi ricordi, per reinventarle e raccontarle con la sua capacità affabulatoria, tutte spruzzate da una polvere di simpatia.
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sabato 12 marzo 2011
sabato 26 febbraio 2011
Il libro del giorno: Alessandro Trocino, Popstar della cultura (Fazi editore)
«Le popstar della cultura sono lo specchio di un Paese malato di retorica, sentimentale, massimalista, finto rivoluzionario, antilluminista. […] Un Paese che preferisce nutrirsi di uno stato di indignazione permanente, piuttosto che provare a cambiare lo stato delle cose».
Cosa hanno in comune Roberto Saviano, Giovanni Allevi, Beppe Grillo. Carlo Pettini, Mauro Corona e Andrea Camilleri? Quali logiche concorrono a esaltare alcune persone rispetto ad altre? Chi sono le popstar della cultura? Semplici testimonial, intellettuali organici alle caste oppure fotogeniche incarnazioni del talento e dell’impegno civile? Attraverso le testimonianze di estimatori e detrattori, i documenti e le opere, il libro racconta la parabola di sei personaggi che, in campi diversi, sono arrivati sul piedistallo più alto della celebrità. Il viaggio tra i “Venerati Maestri” è anche il pretesto per raccontare l’Italia, per smontare i meccanismi mediatici e divistici di un Paese in cui l’inclinazione al conformismo, la profusione di retorica apocalittica, la delega delle responsabilità, la ricerca del guru di turno e il presenzialismo hanno azzerato il pensiero critico e la capacità di ragionare sui contenuti. Perché, se è vero che la cultura di questi anni è stata monopolizzata dal berlusconismo imperante, è altrettanto vero che la sinistra, orfana dei suoi intellettuali di una volta, ha ceduto di schianto e «ha ormai cambiato pelle. Dall’egemonia culturale di impronta gramsciana all’industria culturale di Horkheimer e Adorno, fino all’attuale strapotere del marketing editoriale, il salto è stato lungo. In mezzo si è costituito un universo contaminato e franto, nel quale destra e sinistra si sono spesso confuse in un abbraccio poco virtuoso».
Alessandro Trocino, nato a Milano 45 anni fa. Laureato in Giurisprudenza, ha scritto di cronaca e di politica. Giornalista del «Corriere della Sera», è autore del libro inchiesta sulla Lega Nord, Razza Padana, edito dalla Bur.
Alessandro Trocino, Popstar della cultura
La resistibile ascesa di Giovanni Allevi, Andrea Camilleri, Mauro Corona, Beppe Grillo, Carlo Petrini e Roberto Saviano
Prefazione di Antonio Pascale
mercoledì 12 agosto 2009
Visita di Stato di Alfredo Annicchiarico (Lupo editore). Rec. di Silla Hicks
Se mi ricordo di quant’era bella Alida Valli: certo che sì. E ho anche visto qualche film con Amedeo Nazzari, e Clara Calamai primo seno nudo del cinema italiano. Quello che non ho imparato a scuola – ben poco, tecniche di disegno a parte – l’ho imparato da seconde e terze e centesime visioni, con la tessera Dante Alighieri che con qualche spicciolo ti faceva entrare alle retrospettive, erano gli anni ’80 e non avevo il Moncler ma avevo visto De Sica e Rossellini, e un pomeriggio di sabato che davano Rashomon seduto accanto a me ho trovato Luca, che studiava al classico e voleva fare il regista, ma poi ha preso 60 e vinto un concorso in banca.
Adesso, almeno una volta al mese ceno a casa sua e di Gloria, e mentre i suoi figli fanno casino cerchiamo di parlare, davanti a un DVD di Kim Ki Duk, in genere, ma era Sciuscià il nostro film: il resto, Blade Runner compreso, m’ha intriso dopo.
Siamo una strana coppia, io e Luca, che non mi arriva alla spalla e ha 39 di scarpe eppure è solido come io – trenta centimetri almeno e 40 kg circa più di lui – non saprò mai essere.Gli devo molto, di quello che scriverò di questo libro. Perché è stato lui, a ricordarmeli, i telefoni bianchi, e a raccontarmi di Claretta e della sorella aspirante attrice, e dell’alcova del duce, e di tutta la propaganda sul suo vigore che ha curiosi parallelismi con quanto è sui giornali in questi giorni.
Ed è di questo che parla, questo giallo ambientato nel pieno dell’era littoria, alla vigilia di una visita del Führer che dovrebbe essere perfetta propaganda di regime e rischia invece di arrivare importuna, nel bel mezzo di un intricato groviglio di gerarchi, attricette, picchiatori, e ovviamente poliziotti ovviamente tenebrosi e tormentati (e chi non lo sarebbe, se avesse sposato la Sidney Bristow di Alias?). Una storia che ha di Camilleri, senza il sole che abbaglia di Montalbano e i suoi arancini, ma anche della Dalia Nera, e intendo il film con Hillary Oscar Swank elegantissima in velluto De LaRenta, purtroppo, è da credere, visto che lei è condannata a vincere la serata dell’Academy solo quando indossa quindici chili di muscoli e se si fa massacrare nel finale.
E su tutto questo, echi di Pericle il Nero, e persino di D’Annunzio, se non altro nella scelta dei nomi, chè Aspasia certo gli sarebbe piaciuto, per non dire di Vinzio.
Il fatto – un corpo ritrovato sulla spiaggia del litorale romano, una vedova allegra, il suo amante perfetto capro espiatorio e un commissario ribelle e in preda ai ricordi – obbedisce alle regole del giallo dalla zarina Agata in poi, come le spiega Carlo Lucarelli: ma l’Italia che ne esce assomiglia spaventosamente a quella di oggi, tanto che mutatis mutandis potrebbe essere un istant book.
Perché questo Impero di colonie è un’Italietta, che dietro gli altoparlanti della retorica nasconde tangentopoli, vallettopoli, i terreni pruriti del clero e i più recenti festini: solo il commissario almodovariamente sull’orlo di una crisi di nervi è inverosimile, tutto il resto è reale. Se non avessi letto sul risvolto di copertina che è questo libro è del 2007 penserei a una pasquinata in codice, e nemmeno cifrato, se persino io – che di politica italiana davvero non so niente – sono riuscito ad identificare quasi tutti.
Una fantastica satira, pungente e disillusa, che – pene d’amore perdute di Vinzio Ferrari a parte, che poi è un nome che è una contraddizione in termini, la Rossa di Schumi e la vittoria/sconfitta, Vinzio da Vittorio? O da Vinto? – nemmeno i fratelli Guzzanti al top della forma, con un piglio di denuncia da fare un baffo a “La casta”.
Sorvolo sui dialoghi che qua e là smaccatamente contemporanei (cazzo, come al limite e allucinante, sono linguisticamente figli degli anni ’70), sui troppi aggettivi/troppi avverbi (ma questa è davvero questione di gusti) e su alcuni gineprai del plot, tipo la spia di sua maestà. Questi sono dettagli.
Perché non è un giallo, in realtà, e non è nemmeno ambientato ai tempi del regime. È una sorta di quartina di Nostradamus che in anticipo ha tracciato – romanzandoli, ma solo un po’ - gli eventi di questa estate 2009.
Mi piacerebbe sapere se nella caccia al “chi-è-chi” c’ho preso. Certo, nessun produttore è stato trovato morto seminudo in spiaggia. Ancora, per lo meno. Ma dev’essere per forza un produttore? E per forza morto? Perché di grassoni seminudi (o tutti nudi) se ne sono visti parecchi. E anche di festini. Proprio alla vigilia di una visita importante. Anche se fortunatamente non esiste più nessun Führer. Però, ho sentito parlare di G8…
TELEFONI BIANCHI, CIOÈ GIALLI(VISITA DI STATO SECONDO SILLA HICKS)
Adesso, almeno una volta al mese ceno a casa sua e di Gloria, e mentre i suoi figli fanno casino cerchiamo di parlare, davanti a un DVD di Kim Ki Duk, in genere, ma era Sciuscià il nostro film: il resto, Blade Runner compreso, m’ha intriso dopo.
Siamo una strana coppia, io e Luca, che non mi arriva alla spalla e ha 39 di scarpe eppure è solido come io – trenta centimetri almeno e 40 kg circa più di lui – non saprò mai essere.Gli devo molto, di quello che scriverò di questo libro. Perché è stato lui, a ricordarmeli, i telefoni bianchi, e a raccontarmi di Claretta e della sorella aspirante attrice, e dell’alcova del duce, e di tutta la propaganda sul suo vigore che ha curiosi parallelismi con quanto è sui giornali in questi giorni.
Ed è di questo che parla, questo giallo ambientato nel pieno dell’era littoria, alla vigilia di una visita del Führer che dovrebbe essere perfetta propaganda di regime e rischia invece di arrivare importuna, nel bel mezzo di un intricato groviglio di gerarchi, attricette, picchiatori, e ovviamente poliziotti ovviamente tenebrosi e tormentati (e chi non lo sarebbe, se avesse sposato la Sidney Bristow di Alias?). Una storia che ha di Camilleri, senza il sole che abbaglia di Montalbano e i suoi arancini, ma anche della Dalia Nera, e intendo il film con Hillary Oscar Swank elegantissima in velluto De LaRenta, purtroppo, è da credere, visto che lei è condannata a vincere la serata dell’Academy solo quando indossa quindici chili di muscoli e se si fa massacrare nel finale.
E su tutto questo, echi di Pericle il Nero, e persino di D’Annunzio, se non altro nella scelta dei nomi, chè Aspasia certo gli sarebbe piaciuto, per non dire di Vinzio.
Il fatto – un corpo ritrovato sulla spiaggia del litorale romano, una vedova allegra, il suo amante perfetto capro espiatorio e un commissario ribelle e in preda ai ricordi – obbedisce alle regole del giallo dalla zarina Agata in poi, come le spiega Carlo Lucarelli: ma l’Italia che ne esce assomiglia spaventosamente a quella di oggi, tanto che mutatis mutandis potrebbe essere un istant book.
Perché questo Impero di colonie è un’Italietta, che dietro gli altoparlanti della retorica nasconde tangentopoli, vallettopoli, i terreni pruriti del clero e i più recenti festini: solo il commissario almodovariamente sull’orlo di una crisi di nervi è inverosimile, tutto il resto è reale. Se non avessi letto sul risvolto di copertina che è questo libro è del 2007 penserei a una pasquinata in codice, e nemmeno cifrato, se persino io – che di politica italiana davvero non so niente – sono riuscito ad identificare quasi tutti.
Una fantastica satira, pungente e disillusa, che – pene d’amore perdute di Vinzio Ferrari a parte, che poi è un nome che è una contraddizione in termini, la Rossa di Schumi e la vittoria/sconfitta, Vinzio da Vittorio? O da Vinto? – nemmeno i fratelli Guzzanti al top della forma, con un piglio di denuncia da fare un baffo a “La casta”.
Sorvolo sui dialoghi che qua e là smaccatamente contemporanei (cazzo, come al limite e allucinante, sono linguisticamente figli degli anni ’70), sui troppi aggettivi/troppi avverbi (ma questa è davvero questione di gusti) e su alcuni gineprai del plot, tipo la spia di sua maestà. Questi sono dettagli.
Perché non è un giallo, in realtà, e non è nemmeno ambientato ai tempi del regime. È una sorta di quartina di Nostradamus che in anticipo ha tracciato – romanzandoli, ma solo un po’ - gli eventi di questa estate 2009.
Mi piacerebbe sapere se nella caccia al “chi-è-chi” c’ho preso. Certo, nessun produttore è stato trovato morto seminudo in spiaggia. Ancora, per lo meno. Ma dev’essere per forza un produttore? E per forza morto? Perché di grassoni seminudi (o tutti nudi) se ne sono visti parecchi. E anche di festini. Proprio alla vigilia di una visita importante. Anche se fortunatamente non esiste più nessun Führer. Però, ho sentito parlare di G8…
TELEFONI BIANCHI, CIOÈ GIALLI(VISITA DI STATO SECONDO SILLA HICKS)
sabato 30 maggio 2009
Il libro del giorno: La danza del gabbiano di Andrea Camilleri (Sellerio)
Prima di morire i gabbiani agitano freneticamente le ali in una sorta di danza macabra. Montalbano si lascia incantare dal gabbiano morente dalla finestra della sua casa di Marinella, ma fa presto a dimenticarlo. Sta infatti per andare in vacanza con Livia che è già giunta a Vigàta. Solo un salto al commissariato per lasciare tutto in ordine e poi finalmente partire.
Giunto in ufficio Montalbano chiama i suoi a raccolta. Manca solo Fazio, il più fedele e puntuale dei suoi uomini. Non è tornato a casa, il cellulare è muto; il timore diventa allarme.
Il commissario ripercorre le più recenti tracce di Fazio: è stato visto per l’ultima volta al molo, aveva appuntamento con un vecchio compagno di scuola, un ex ballerino finito nei pasticci. Qualcuno poi l’ha notato in campagna, in una zona disseminata di pozzi artesiani, forse un cimitero di mafia. E in effetti un primo cadavere affiora…
Un giallo tutto d’azione, con un Montalbano turbato per la sorte di uno dei suoi, e in corsa contro il tempo.
E Livia? Anche il lettore, come Montalbano, sembra essersene dimenticato, ma non è certo uscita di scena...
I romanzi gialli con protagonista Salvo Montalbano finora pubblicati da questa casa editrice sono: La forma dell’acqua, Il cane di terracotta, Il ladro di merendine, La voce del violino, La gita a Tindari, L’odore della notte, Il giro di boa, La pazienza del ragno, La luna di carta, La vampa d’agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia, Il campo del vasaio, L’età del dubbio.
Giunto in ufficio Montalbano chiama i suoi a raccolta. Manca solo Fazio, il più fedele e puntuale dei suoi uomini. Non è tornato a casa, il cellulare è muto; il timore diventa allarme.
Il commissario ripercorre le più recenti tracce di Fazio: è stato visto per l’ultima volta al molo, aveva appuntamento con un vecchio compagno di scuola, un ex ballerino finito nei pasticci. Qualcuno poi l’ha notato in campagna, in una zona disseminata di pozzi artesiani, forse un cimitero di mafia. E in effetti un primo cadavere affiora…
Un giallo tutto d’azione, con un Montalbano turbato per la sorte di uno dei suoi, e in corsa contro il tempo.
E Livia? Anche il lettore, come Montalbano, sembra essersene dimenticato, ma non è certo uscita di scena...
I romanzi gialli con protagonista Salvo Montalbano finora pubblicati da questa casa editrice sono: La forma dell’acqua, Il cane di terracotta, Il ladro di merendine, La voce del violino, La gita a Tindari, L’odore della notte, Il giro di boa, La pazienza del ragno, La luna di carta, La vampa d’agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia, Il campo del vasaio, L’età del dubbio.
mercoledì 13 maggio 2009
Il libro del giorno: Il cielo rubato. Dossier Renoir di Andrea Camilleri (Skira)
Una donna bella e sfuggente, un notaio di Agrigento che forse nasconde un segreto e il misterioso viaggio a Girgenti del maestro dell'Impressionismo, Pierre-Auguste Renoir, un viaggio che nessuno storico dell'arte ha mai saputo collocare nel tempo. Un epistolario a una sola voce che sale in un crescendo emotivo e si interrompe bruscamente. Un giallo nel giallo brillantemente risolto dall'indagine sul campo di Andrea Camilleri. "Sto scrivendo una cosa nuova e complessa. Un racconto lungo su un viaggio poco noto che Pierre-Auguste Renoir fece ad Agrigento, riferito dal figlio Jean Renoir nella biografia sul padre. Sembra che al papà avessero rubato il portafoglio, che sia stato ospitato dal contadino cui aveva chiesto di fargli da guida, uno che s´offese quando alla fine gli fu offerto un compenso, tanto che la moglie Aline risolse togliendosi una catenina con la Madonna e regalandogliela. Si separarono tra i pianti. Altro non c'è. Ma io scrivo." (Andrea Camilleri)
casa editrice Skira: http://www.skira.net/
"Da un cenno biografico raccontato dal figlio di Renoir, Jean, Camilleri riesce a costruire una struttura narrativa articolata e complessa. E mentre racconta la storia descrive la dimensione intellettuale e psicologica dell'artista"
di Salvo Fallica
da L'Unità del 13/05/09 p. 39
Il cielo rubato. Dossier Renoir di Camilleri Andrea
2009, 96 p., ill., brossura, Editore Skira (collana Art stories)
casa editrice Skira: http://www.skira.net/
"Da un cenno biografico raccontato dal figlio di Renoir, Jean, Camilleri riesce a costruire una struttura narrativa articolata e complessa. E mentre racconta la storia descrive la dimensione intellettuale e psicologica dell'artista"
di Salvo Fallica
da L'Unità del 13/05/09 p. 39
Il cielo rubato. Dossier Renoir di Camilleri Andrea
2009, 96 p., ill., brossura, Editore Skira (collana Art stories)
venerdì 20 marzo 2009
In libreria per Sellerio l'ultimo libro di Camilleri
«Ho pensato ad una trilogia di romanzi fantastici. Il primo della serie è "Maruzza Musumeci"; dopo la storia della donna sirena, quella di una donna che tenta di trasformarsi in albero, raccontata ne "Il casellante" e un terzo romanzo su una donna-capra: una trilogia delle metamorfosi».
«Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica».
Andrea Camilleri
Sicilia, primi anni del 1900. Una epidemia svuota le miniere di zolfo e c’è bisogno di manodopera fresca. Vengono ingaggiati i carusi della provincia di Montelusa, allettando i genitori con il “soccorso morto”, una somma a fondo perduto in cambio del figlio.
Ma il padre di Giurlà, tredicenne di Vigàta, non ci sta, sa che chi estrae zolfo si consuma sottoterra e preferisce mandare il figlio a pascolare capre nei feudi di un nobile dall’altro lato della Sicilia.
A Giurlà la vita della mànnara piace, gli odori e i colori della campagna, ma anche la capanna col focolare in pietra, il lago, profondo e taciturno, la solitudine, le capre. Ce ne è una in particolare che non lo lascia mai: è Beba.
Nel trascorrere delle stagioni Giurlà il pastorello si fa uomo e sempre più ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne è una soprattutto che conosce storie dell’antichità, quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro.
Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurlà che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago.
Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.
«Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica».
Andrea Camilleri
Sicilia, primi anni del 1900. Una epidemia svuota le miniere di zolfo e c’è bisogno di manodopera fresca. Vengono ingaggiati i carusi della provincia di Montelusa, allettando i genitori con il “soccorso morto”, una somma a fondo perduto in cambio del figlio.
Ma il padre di Giurlà, tredicenne di Vigàta, non ci sta, sa che chi estrae zolfo si consuma sottoterra e preferisce mandare il figlio a pascolare capre nei feudi di un nobile dall’altro lato della Sicilia.
A Giurlà la vita della mànnara piace, gli odori e i colori della campagna, ma anche la capanna col focolare in pietra, il lago, profondo e taciturno, la solitudine, le capre. Ce ne è una in particolare che non lo lascia mai: è Beba.
Nel trascorrere delle stagioni Giurlà il pastorello si fa uomo e sempre più ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne è una soprattutto che conosce storie dell’antichità, quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro.
Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurlà che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago.
Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.
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