Quello che più sorprende in Virna Lisi, è la duttilità – davvero non comune nel cinema italiano – di un’attrice capace di affrontare con identica immedesimazione commedie e melodrammi, passando dal confronto con Jack Lemmon in Come uccidere vostra moglie, dove Richard Quine la sceglie come “nuova Marilyn Monroe” per una parte da “svampita” tra il comico e il brillante; al tenero ritratto di Milena, la giovane cassiera innamorata che Pietro Germi le disegna addosso in Signore e signori; alla Wilma Malinverni della Cicala di Alberto Lattuada, che va apparentemente contro la sua bellezza, invecchiandola, per farle meglio esprimere una disperata vitalità. Dopo mezzo secolo di indiscusso “predominio del regista”, oggi si torna a interrogarsi su chi sia l’autore di un film, sottolineandone gli aspetti di opera collettiva, cui molti talenti e molte professionalità devono contribuire per garantirne il successo. In questa prospettiva, ripercorrere la straordinaria carriera di un’attrice come Virna Lisi può dunque suggerire una delle possibili risposte.
Col passar degli anni molte attrici smettono di lavorare. Lei, invece, è sempre riuscita a trasformarsi e avere dei personaggi in sintonia con la sua età. Perché ho saputo a volte anche precorrere il tempo. Senza averne paura. Nel film della Cavani, mi sottoponevo a tre ore di trucco la mattina perché dovevo avere le rughe, mi mettevano le sopracciglia finte, mi arricciavano i capelli. Insomma, mi facevano più vecchia della mia età. Non ho mai avuto paura di invecchiare né a venticinque né a quarant’anni. Quando mi capitava un ruolo in cui potevo essere diversa da quello che sono nella vita era il benvenuto. Tante attrici invece hanno avuto paura. Oppure ci sono persone che a sessant’anni vogliono ancora fare i ragazzini. Per loro è difficile continuare a lavorare.(dalla conversazione di Virna Lisi con Sergio Toffetti)
Col passar degli anni molte attrici smettono di lavorare. Lei, invece, è sempre riuscita a trasformarsi e avere dei personaggi in sintonia con la sua età. Perché ho saputo a volte anche precorrere il tempo. Senza averne paura. Nel film della Cavani, mi sottoponevo a tre ore di trucco la mattina perché dovevo avere le rughe, mi mettevano le sopracciglia finte, mi arricciavano i capelli. Insomma, mi facevano più vecchia della mia età. Non ho mai avuto paura di invecchiare né a venticinque né a quarant’anni. Quando mi capitava un ruolo in cui potevo essere diversa da quello che sono nella vita era il benvenuto. Tante attrici invece hanno avuto paura. Oppure ci sono persone che a sessant’anni vogliono ancora fare i ragazzini. Per loro è difficile continuare a lavorare.(dalla conversazione di Virna Lisi con Sergio Toffetti)