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Subito dopo il parto, capita spesso che alle donne venga consigliato di stimolare la produzione di latte utilizzando un tiralatte.
I primi giorni in cui si è a casa con un neonato, però, sono sempre un pochino destabilizzanti, perché la routine familiare risulta completamente rivoluzionata e, come se non bastasse, ci si trova ad affrontare continuamente nuove sfide, con la paura di fare errori che possono incidere sulla salute dell'esserino inerme che ci troviamo fra le braccia.
Uno strumento che potrebbe fornirci un grosso aiuto - se usato quando è necessario - rischia quindi di diventare un vero e proprio strumento di tortura, se aggiunge ansia e preoccupazioni a una mamma già sufficientemente messa alla prova.
In realtà, se il bambino ha la possibilità di attaccarsi al seno ogni volta che ne ha necessità, la produzione di latte viene già sufficientemente stimolata: è proprio sulla base della richiesta che arriva dal neonato, infatti, che gli alveoli contenuti nelle ghiandole mammarie producono esattamente la quantità di latte di cui ha bisogno.
Sembra una magia, ma se ci pensiamo è "banalmente" il meccanismo che la natura ha perfezionato in milioni di anni e ha consentito ai mammiferi di sopravvivere e proliferare sulla Terra.
Quindi, quando c'è davvero bisogno di usare il tiralatte?
1) quando mamma e neonato devono stare lontani, come ad esempio accade se il bambino dovesse essere ricoverato in terapia intensiva.
Nella maggior parte dei reparti ospedalieri, quando le condizioni di salute di entrambi lo consentono, la donna viene sollecitata a tenere in braccio il bambino e ad attaccarlo al seno ogni volta che è possibile, perché il contatto pelle a pelle è molto importante per il suo sviluppo, ma quasi sempre è comunque necessario fare delle integrazioni, e in questo caso l'ideale è che la mamma estragga il latte e che gli operatori sanitari possano somministrare quello al neonato.
Ricordo con molta tenerezza una donna che, dopo aver partorito, non aveva potuto incontrare il suo bambino per qualche giorno e si tirava il latte guardando una sua foto, in modo da stimolare la produzione di ossitocina e favorire, così, l'estrazione del latte.
2) quando il bambino nasce prima del termine e non riesce ad attaccarsi al seno o a stare sveglio il tempo sufficiente per fare una poppata.
Anche in questo caso, è fondamentale che mamma e neonato trascorrano la maggior parte del tempo a stretto contatto, ma può essere necessario stimolare la produzione di latte con un tiralatte per qualche giorno.
3) quando la donna ha una mastite batterica, ma solamente nel raro caso in cui l'infezione debba essere incisa e la ferita sia vicino al capezzolo (per cui il neonato rischierebbe di toccarla con la bocca), per drenare il seno e mantenere la produzione.
4) quando la mamma ha necessità di allontanarsi dal neonato per più di qualche ora o, se il bimbo è più grandino e l'allattamento è ben avviato, per qualche giorno.
In queste situazioni - non così comuni, se ci pensiamo - è effettivamente necessario estrarre il latte.
Ogni mamma dovrà poi organizzarsi in base alle proprie esigenze e con un po' di esperienza capirà quali sono le modalità e i tempi più adatti per lei, anche se generalmente risulta più efficace farlo al mattino, perché di notte si alzano i livelli di ossitocina e prolattina e la produzione di latte aumenta, per cui è anche più semplice estrarlo.
Spesso ci si dimentica di dirlo, ma, prima di utilizzare il tiralatte, è necessario massaggiare brevemente il seno, oppure fare un impacco tiepido, in modo da favorire la fuoriuscita del latte.
Alcuni modelli hanno un sistema che prevede anche una fase di massaggio, appunto, proprio per ovviare a questa necessità: è il caso del tiralatte elettrico che trovi nel nostro catalogo.
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