Con Manifesto criminale Colson Whitehead prosegue il suo straordinario inno a Harlem – ritratta in tutta la sua gloria e il suo squallore – e a una città che si regge sulla corruzione, le minacce, l'ambizione, l'incompetenza e, a volte, solo sull'orgoglio.
«Colson Whitehead ci regala un affresco della metropoli ambientato negli anni '70. Tra musica, noir e Flannery O'Connor.» - Antonio Monda, Robinson
«Colson Whitehead è una garanzia. La sua scrittura non smette mai di interrogare e di lasciare il lettore attento, fra le sospensioni perfette di trama e stile, fra temi e riflessioni che impattano e lasciano sedimentare contrastanti collisioni emotive ed etiche.» - Sara Annicchiarico per Maremosso
Questa volta Ray Carney sta rigando dritto. Dopo
quattro anni, il suo passato da ricettatore è quasi un ricordo e il suo
negozio di mobili in 125th Street macina affari onesti. Il contesto
tuttavia non aiuta; è il 1971 ed è New York: la spazzatura si accumula
per le strade e infuriano incendi dolosi, il livello di criminalità è ai
massimi storici, la città scivola verso la bancarotta ed è guerra
aperta tra la polizia e il Black Liberation Army. Così, quando Carney
non riesce a trovare i biglietti del concerto dei Jackson 5 per sua
figlia May, non ci pensa due volte a rispolverare un vecchio contatto in
polizia, il detective Munson, una sorta di garante del malaffare nelle
sue più svariate espressioni. E nello spazio di una telefonata, Ray
Carney rientra nel giro. Dentro o fuori, ci sono delle costanti nella
vita: una di queste è Pepper, ex partner nel crimine e sorta di "zio"
acquisito dei figli di Ray, che Carney richiama per un lavoretto di
security in una produzione cinematografica Made in Harlem
scaraventandolo in un mondo fatto di capricciose star hollywoodiane,
spacciatori, gangster e sicari. Sarà ancora a Pepper che tornerà a
rivolgersi il venditore di mobili nel 1975 quando, sullo sfondo di una
Harlem che brucia isolato per isolato, decide di mettersi sulle tracce
di folli piromani manovrati da politici locali per losche speculazioni.
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