Nella sua prima traduzione italiana, La divisione delle spoglie è l’ultimo capitolo del quartetto del Raj di Paul Scott, opera monumentale e saga appassionante definita il Guerra e pace anglo-indiano. Hitler è morto e in Europa regna nuovamente la pace: anche il Raj britannico è giunto alla sua conclusione. La caduta dell’Impero segna la fine di un’era; ma per ogni era che finisce, ne comincia una nuova. In un’India che deve ancora risolvere il “problema giapponese” e affrontare la transizione verso la pace e l’indipendenza, indù e musulmani sono divisi da inevitabili recriminazioni del dopoguerra e future dispute territoriali. Ad affiancare i protagonisti della saga ne subentra uno nuovo: il sergente Guy Perron, ex compagno di scuola di Hari Kumar in Inghilterra, rampollo della buona società britannica. È attraverso il suo sguardo cinico che viene ripresa la narrazione. Hari Kumar è stato finalmente liberato e conduce una semplice esistenza di insegnante privato a Ranpur. Sarah Layton è riuscita a staccarsi emotivamente dalla famiglia ma anche a elaborare un rapporto con l’India (e con se stessa) più consapevole e aperto; il suo incontro con Perron le porterà nuova gioia. Ronald Merrick ha fatto carriera nell’esercito, lavorando nell’ombra dei servizi di sicurezza, spiando, tramando e perseguitando, finché non saranno proprio le sue devianze a portarlo alla resa dei conti. E infine Perron: dal canto suo, ha deciso di non perseguire una carriera nell’esercito, di restare in disparte e osservare, da studioso qual è, gli accadimenti della Storia e delle storie che lo circondano. Per lui, questi ultimi giorni costituiscono un’occasione per riflettere sull’eredità che gli inglesi hanno lasciato in India. Intanto, per le famiglie britanniche che risiedono ancora qui è il momento di prendere decisioni sul futuro e di dedicarsi agli ultimi saluti; il tutto sullo sfondo di uno dei periodi di cambiamento sociale più turbolenti che il mondo abbia mai visto.
Margherita Ghilardi, «il manifesto»
«The Times Literary Supplement»
«The Washington Post»
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