La distruzione di sé ha radici complesse, spesso cercate nei fenomeni sociali. Il volume sposta invece l'attenzione sugli individui che si sono tolti la vita prendendo in considerazione le loro biografie, alcune testimonianze e immaginando “interviste impossibili” a vari personaggi, tra cui: Rodolfo d'Asburgo, i due soldati e amanti Bordeaux e Humain, Kurt Cobain, Cesare Pavese, Andy Warhol e Oscar Wilde. Particolare interesse è rivolto al tema dell'identità: quella divisa di chi, come gli artisti, deve conciliare il vero sé stesso e la rappresentazione di sé all'interno del prodotto creativo; e quella rigida di chi lega a tal punto la sua esistenza a un altro “oggetto” (una persona, il denaro, il successo, il proprio corpo o la propria mente) che quando questo “gancio” salta, il “non esserci” diventa l'unica possibilità. Si esplora anche il suicidio parziale di chi non vuole la morte ma fa di tutto per procurarsela con eccessi di droghe, alcol, cibo, eros o sport estremi. L'intento del libro è sottrarre il fenomeno del suicidio al tradizionale romanticismo e alle speculazioni sociologiche, per ricondurlo all'espressione individuale di psicopatologie tanto incomprese quanto, spesso, curabili.
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