Accadono due fatti. Due fatti che appaiono chiari, eppure a Mina i conti
non tornano. Un'anziana viene scippata, cade e finisce in coma. Sin qui
nulla di strano, purtroppo; è la soluzione del caso, il modo in cui
arriva, a non convincere. E convince poco pure il secondo episodio, una
scena di povertà estrema mandata in onda da una televisione locale: un
bambino che si contende del cibo con un cane fra montagne di spazzatura.
No, a Mina i conti non tornano proprio. Cosí, con l'aiuto
dell'innamoratissimo Mimmo Gammardella, il ginecologo piú bello
dell'universo, e a dispetto del suo caustico ex marito, il magistrato
Claudio De Carolis, decide di indagare. Solo che deve stare attenta,
perché di mezzo, in questa vicenda, ci sono parecchie sirene, e le
sirene, si sa, incantano. Per fortuna, a far da guida tra inganni e
malintesi, c'è la Signora, straordinario personaggio che attraversa
tutto il romanzo, una delle invenzioni piú poetiche nate dalla fantasia
di Maurizio de Giovanni.
«Una delle croci che la dottoressa
Settembre Gelsomina doveva trasportare in cima al monte era senz'altro
il tragitto per arrivare al Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest, dove
impavida e sprezzante del pericolo prestava il proprio servizio in
qualità di assistente sociale. Il motivo principale era che non aveva le
physique du rôle. La realtà era che Mina aveva un'anima e una mente
rinchiuse, per un qualche errore di fabbrica o per la divertita perfidia
del Celeste Architetto, nell'involucro sbagliato. Passione civile,
istanze sociali, un senso della giustizia che rasentava l'ossessione,
una determinazione feroce a osteggiare qualsiasi sopruso; e un corpo e
un viso di fronte ai quali si scatenavano i piú bassi istinti, e che non
accennavano, nonostante il passare degli anni, a sottostare alla legge
di gravità».
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