Sembra finire un’epoca e si dichiarano dissolti tutti i mondi in cui
abbiamo vissuto e creduto: il pensiero e la carta stampata, le religioni
e le loro chiese, la storia e il suo racconto, la politica e i grandi
movimenti, i territori, i popoli e le famiglie, la cultura e la natura.
Tutto sembra sgretolarsi e naufragare, perdere senso e consenso, ma
nulla sorge al loro posto, solo un magma mutevole e indefinibile, un
mondo senza confini e pieno di pseudo-simulacri che credono di essere al
centro dell’universo: un pulviscolo di egoismi cosmici in un mondo
spaesato. Non è la fine del mondo, come non c’è mai stata la fine della
storia; semmai è la fine di un mondo, come è accaduto altre volte.
Stavolta però manca il fervore degli inizi, manca l’accenno al nuovo che
non sia solo la decomposizione del vecchio o l’emancipazione dal
passato. Siamo ancora alla teofania della liberazione. E poi cosa viene,
cosa accade?
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