Fra le Prose di ricerca che D'Annunzio volle distinguere dalle Prose di
romanzi, "Il libro segreto" (1935) non è solo l'ultimo testo
significativo, ma il più audace per temi e sperimentazione formale.
Rinunciando alla progettata autobiografia o a una proustiana recherche,
il vecchio eremita del Vittoriale si racconta: presenta come cercato
suicidio la misteriosa caduta dalla finestra che lo tagliò fuori dalla
Marcia su Roma, e costruisce una "confessione" del suo Io più occulto,
riunendo i fogli in cui fermava pensieri folgoranti, ricordi imprevisti o
versi scaturiti nel dormiveglia. E vi premette una agiografia in
negativo, una laica Via crucis in cui il poeta solare e guerriero si
rivela "tentato di morire" fin dalla fanciullezza. L'introduzione e
l'ampio corredo di note a cura di Pietro Gibellini svelano finalmente i
segreti di questo libro in larga parte criptico.
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