"La sera del 9 novembre 1860 una colonna di soldati in lacere uniformi
turchine, disarmati e sotto scorta, marciava lungo la tortuosa strada
alpina che risale la Val Chisone, nelle montagne piemontesi, verso la
fortezza di Fenestrelle...". Chi erano quegli uomini? Cosa accadde
davvero ai prigionieri napoletani trasportati al Nord nel 1860, e in
genere agli ex-soldati borbonici caduti nelle mani delle autorità
vittoriose negli anni che portarono all'unità d'Italia? Erano migliaia?
Quanti sopravvissero e quanti morirono di stenti, di fame e di freddo?
Chi navighi nella rete alla ricerca di informazioni o di opinioni su
Fenestrelle e sulla deportazione dei prigionieri di guerra meridionali
al Nord è subito colpito dall'estrema violenza del linguaggio e dal
ricorrere di termini di confronto novecenteschi impiegati senza alcuna
prudenza: campi di concentramento, lager, Auschwitz, sterminio. Intorno
al destino di quei soldati è stata sollevata negli ultimi anni una
cortina di interrogativi fumosi e di sospetti gratuiti, che può essere
smantellata solo attraverso un'aderenza scrupolosa ai fatti dimostrati.
Alessandro Barbero racconta la vera storia di Fenestrelle ma anche la
storia di come quegli avvenimenti, già di per sé abbastanza drammatici,
siano diventati nell'Italia del Duemila materia di un'invenzione
storiografica e mediatica.
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