Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si
mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal
senso, anch'esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora
signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni
compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell'area
geografica e nell'arco temporale della disfatta di Caporetto e della
conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo
Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che
tiene in pugno l'andamento della casa; il giovane Paolo,
diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell'età; la giovane
Giulia, procace e un po' folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si
muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e
di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco
custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane
Paolo racconta, inizia con l'insediamento nella grande casa del comando
militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e
di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa.
Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui
si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero
dall'impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e
vittoria.
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