Il grande Maometto il Conquistatore, nelle stanze del palazzo reale di
Costantinopoli appena sottomessa, andava recitando una triste poesia
persiana. Trovandosi di fronte all'immensità della sua conquista, il
vincitore dell'ultimo basileus non poteva evitare di provare la
malinconia della decadenza. Tra il Trecento e il Novecento gli ottomani
edificarono un enorme impero incastrato tra Occidente e Oriente, con il
chiaro proposito di unire l'Asia e l'Europa. I suoi sultani si credevano
i successori di Costantino il Grande e nutrivano il sogno di
conquistare la "Mela rossa", cioè Roma probabilmente. La storia dei
turchi, a noi sempre presente e insieme misteriosa perché
sostanzialmente è stata storia dell'altro, racconta di un'orda venuta
dalle steppe asiatiche, che si distende rapidamente nello spazio prima
occupato dall'impero d'Oriente, che domina per secoli il Mar
Mediterraneo e regna in pace interna su religioni e popoli diversi,
protetti e spesso favoriti da un sistema di governo che rivaleggiò fino
al Settecento con quello occidentale, apparendo a molti una preferibile
alternativa. Ma è anche parte della contesa eterna tra popoli stanziali e
nomadi, e parte della storia comune dei popoli i cui paesi oggi
finiscono in "stan".
Nessun commento:
Posta un commento