Taranto città perfetta. Viverci, è come vivere nell’interno di una
conchiglia, di un’ostrica aperta. Qui Taranto nuova, là, gremita,
Taranto vecchia, intorno i due mari e i lungomari. I maschi, intorno, al
sole bruciante, trionfale, danno intanto inizio, davanti ai miei occhi,
allo spettacolo del brulichio infinito, che mi accompagnerà d’ora in
poi, per tutta la costa pugliese. Ogni altro brulicare già a me noto è
nulla, in confronto a questo. Svelti, stretti di anca, grandi di occhio,
lunghi di naso: un’elica gli gira dentro, l’elica del sesso, della
curiosità, della voglia di esistere. Mi sono tutti intorno: e sì che gli
stranieri non mancano, qui... Tutto è come bevuto, frastornato dalla
luce. Riafferro la vita a Gallipoli. C’è uno scoglio che buca il mare,
sotto il faro del Capo Leuca. «Andiamo laggiù?» chiedo. Tutti contenti
accettano, e il più giovane mi spiega: «Quello scoglio divide il mare
Ionio dall’Adriatico!» Ciò mi diverte.
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