Chi è Paolo Bellini, accusato dalla Procura generale di essere “il
quinto uomo” del commando che agì a Bologna il 2 agosto 1980, causando
la peggiore strage della storia recente d'Italia e la morte di 85
persone? Quali segreti nasconde? “Bellini va arrestato” avevano chiesto i
pm, ma il tribunale ha rigettato la richiesta. “In aula mi difenderò –
si limita a dire lui – E rideremo”. Il suo curriculum criminale già oggi
fa impressione. In un trentennio il bandito di Reggio Emilia ha ammesso
l’assassinio del militante di Lotta Continua Alceste Campanile,
eseguito per conto di Avanguardia nazionale; all’alba della Seconda
Repubblica ha giocato un ruolo nelle trattative fra Stato e mafia
intercorse fra l’uccisione di Falcone e Borsellino e le bombe esplose a
Firenze, Roma e Milano nel 1993; nel ’99 si è autoaccusato di oltre 10
omicidi per conto della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. Soprannominato
“la primula nera”, secondo l’accusa è lui la figura centrale nel nuovo
processo per scoprire esecutori, mandanti e depistatori della strage
alla stazione di Bologna. Attraverso la consultazione di atti
giudiziari, rapporti di polizia, inchieste giornalistiche, interviste
con magistrati e investigatori che hanno indagato su di lui, emerge la
figura di un personaggio unico nel suo genere.
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