Tutti sanno chi è il responsabile della crisi di governo scatenata nel
pieno di una tragica pandemia: Matteo Renzi. Perse le elezioni del 2018,
Renzi ha prima aperto le porte al governo Salvimaio, inaugurando la
cosiddetta “politica del popcorn” (“consistente più o meno nel vedere il
proprio Paese che si sfascia per poi chiosare: io l'avevo detto”). A
seguito della crisi del Papeete, nell'agosto 2019, ha appoggiato un
accordo tra Pd e Cinque Stelle, solo per creare subito dopo il “partito
ossimoro” Italia Viva. Ha quindi iniziato a cannoneggiare dall'interno
la maggioranza del Conte II, fino all'epilogo che tutti conosciamo. A
colpi di “stai sereno”, Renzi è riuscito dunque nella triplice impresa
di accoltellare politicamente prima Letta, poi Marino e infine Conte.
Andrea Scanzi ha sempre sostenuto che fidarsi del senatore di Scandicci
“significa darsi dei bischeri da soli”; l'ha scritto e dichiarato anche
quando era reato – specie in tv – non dirsi renziani, e lo ribadisce
oggi. Una critica smaliziata di Renzi, dei renziani e del renzismo, cui
si accompagna una lucida riflessione sulla crisi atavica della sinistra e
sul futuro del Paese, nelle mani dell'anomala maggioranza che sostiene
il governo Draghi. "Demolition Man" è il ritratto di Matteo Renzi.
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