Tutti gli imperi sono stati fondati sul sangue.
E tutti gli imperi sono destinati a cadere.
In questo Roma non fa differenza.
Ciò che fa la differenza, invece, è quello che rimane.
Molti imperi scompaiono avendo lasciato dietro di sé un campo di sterminio, rovine, massacri e… niente altro.
Roma ha lasciato una civiltà. Viviamo ancora nella sua legge, ci
avvantaggiamo del suo sistema di comunicazione, delle poderose e geniali
tecniche costruttive, parliamo la sua lingua, in tante e diverse parti
del mondo.
Alcuni dei popoli che sono stati interessati dalla
dominazione romana non avrebbero poi avuto alcuna pietà quando, a loro
volta, si sarebbero trovati nel ruolo degli invasori. Avrebbero
distrutto, ucciso, saccheggiato: in questo, la storia del genere umano è
tristemente quella che è.
Gli “altri” non erano migliori.
Una volta ancora la differenza è in ciò che rimane dopo. O che non rimane affatto.
La narrazione storica rifugge illusorie classifiche morali, ma quel che
è certo è che bisogna sentirsi orgogliosi della civiltà che l’antica
Roma ci ha lasciato, orgogliosi di esserne, in tanti, eredi.
Dalla
dura lezione delle pandemie al razzismo, dal virus della corruzione alla
tensione per l’innovazione, l’entusiasmante epopea di Roma – a saperla
leggere – può scacciare il buio che spesso ci inghiotte, illuminare il
nostro presente, edificare il nostro futuro.
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