Stati Uniti, 1969: in una base segreta un team di sensitivi capta una
serie di messaggi trasmessi telepaticamente dall’astronauta Edgar
Mitchel a bordo dell’Apollo 14. Padova, 1982: gli agenti del Nocs fanno
irruzione nel covo in cui le Brigate Rosse tengono sequestrato il
generale James Lee Dozier. Le caratteristiche della stanza corrispondono
alla descrizione fatta da un sensitivo al servizio della CIA. Bonn,
1994: due ricercatori russi a ermano che il KGB avrebbe sviluppato un
procedimento in grado di trasformare i soldati sovietici destinati al
fronte afgano in automi senza paura. Durante la Guerra Fredda gli Stati
Uniti non soltanto ingaggiarono con l’Unione Sovietica una corsa al
riarmo nucleare relativamente evidente ma ne ingaggiarono anche una
segreta per lo sviluppo di armamenti non convenzionali”. Lo sostiene lo
studioso Jan Wiesemann, autore di una tesi di laurea sulle Covert
actions, le operazioni segrete dei servizi di Intelligence, presentata
all’Università inglese di Birmingham. “Mentre le agenzie di Intelligence
(che prima della Seconda Guerra Mondiale avevano semplicemente giocato
un ruolo di supporto nell’ambito del governo) continuavano a
incrementare il loro potere, la stessa cosa accadde ai finanziamenti
spesi nello sviluppo di tecniche particolari”, ha scritto il giovane
laureando. La cronaca sembra dargli ragione. Novembre 1995. La notizia
fuoriesce dagli archivi della CIA a Langley, Stati Uniti. Per oltre
vent’anni, per la modica spesa di 32 miliardi di lire, i servizi segreti
americani si sono serviti di medium e sensitivi per le loro attività
clandestine. In particolare, per rintracciare Gheddafi nel 1986, per
scoprire, nel 1979, dove fossero i nuovi sommergibili atomici dei
sovietici ed infine per individuare le centrali al plutonio dei
nordcoreani. Il libro, che raccoglie i fatti e le testimonianze dirette,
è un viaggio negli archivi segreti del paranormale in America, Russia e
Medioriente in oltre quattro decenni.
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