Edith, ventitré anni, afroamericana, condivide un appartamento a
Bushwick, Brooklyn, lavora in una casa editrice ma ha una predilezione
per la pittura, e sceglie solo uomini sbagliati. Nelle prime pagine la
troviamo a chattare con Eric, un archivista digitale quarantenne in
piena crisi di mezza età, di cui diventa l'amante. Eric ha un matrimonio
aperto, e il sesso diventa così per Edith il campo dove verificare la
distanza che la separa dagli altri: lei è nera, giovanissima e senza
soldi; sente il peso delle parole altrui - superficiali, irrispettose,
cattive -, che sanciscono l'impossibilità di superarla, quella distanza.
La situazione precipita e si fa esplosiva quando Edith perde il lavoro
e, inaspettatamente, trova un'imprevedibile alleata nella moglie di
Eric, Rebecca, che la invita a stare in casa loro, in un sobborgo molto
bianco ed elegante del New Jersey. Anche se l'invito non è
disinteressato. Edith capisce ben presto che in realtà da lei ci si
aspetta qualcosa: che aiuti Akila, la ragazzina afroamericana adottata
da Eric e Rebecca, a superare le secche di un'adolescenza nera in una
comunità di bianchi. Attraverso le dinamiche a volte sconcertanti che si
creano all'interno di questa bizzarra famiglia allargata, attraverso la
rabbia, la tenerezza e il dolore, Edith approda a una nuova
consapevolezza di sé e del proprio posto nel mondo.
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