“Gëzim Hajdari, con la sua opera sta
universalizzando l’essere stesso del migrante. La precarietà, la solitudine,
l'emarginazione come situazione della migrazione individuale è il canto che si
sprigiona dalla poesia del poeta di origine albanese. Dante aveva
universalizzato la pur reale condizione della lontananza dalla sua patria,
trasfigurandola come lontananza del singolo dalla gloria e dalla salvezza
eterna, dal Paradiso; Gëzim Hajdari ha universalizzato, invece, la necessità
dell’abbandono e della lontananza da qualcosa di prettamente terreno. In Dante
l’esilio, l’attaccamento alla patria terrestre, viene scavalcato dalla vita
eterna; in Hajdari, l’esilio conduce al superamento di ogni legame con un
territorio terrestre lasciando l’uomo senza altro territorio se non il proprio
corpo. Ė la condizione dell’orfano perenne che deve contare sulle proprie forze
per sopravvivere, senza alcuna adozione. Il paragone con Dante potrebbe
sembrare eclatante, ma a quanto mi è dato di conoscere, difficilmente nella storia
italiana o addirittura nella letteratura mondiale, è rintracciabile un poeta
capace di universalizzare la situazione dell’esilio e dello spaesamento così
come avviene in Hajdari.” (Raffaele Taddeo)
Gëzim Hajdari è il
massimo poeta albanese vivente e uno dei maggiori poeti contemporanei. È nato
in una famiglia di ex proprietari terrieri, i cui beni sono stati confiscati
durante la dittatura comunista di Enver Hoxha. Ha studiato all’Università di
Elbasan e alla Sapienza di Roma. In Albania ha svolto vari mestieri lavorando
come operaio, guardia di campagna, magazziniere, ragioniere, operaio in
un’azienda per la bonifica dei terreni, due anni come militare, insegnante di letteratura
alle superiori dopo il crollo della dittatura; mentre in Italia ha lavorato
come pulitore di stalle, zappatore, manovale, aiuto tipografo. Nell’inverno del
1991, Hajdari è tra i fondatori del Partito Democratico e del Partito
Repubblicano della città di Lushnje, partiti d’opposizione. È cofondatore del
settimanale di opposizione Ora e Fjalës. Nel corso della sua intensa attività
di esponente politico e di giornalista d’opposizione in Albania, ha denunciato
pubblicamente e ripetutamente i crimini, gli abusi e le speculazioni della
vecchia nomenclatura comunista di Enver Hoxha e dei recenti regimi corrotti
post-comunisti. È stato invitato a presentare la sua opera in vari paesi del
mondo ma non in Albania, dove viene ignorato volutamente dalla cultura di
potere. Bilingue, scrive in albanese e in italiano. Ha scritto anche libri di
viaggio e saggi, e ha tradotto in albanese e in italiano vari autori. È
vincitore di numerosi premi letterari e presidente del Centro Internazionale
Eugenio Montale. Le sue più recenti pubblicazioni sono: I canti dei nizam, Nur.
Eresia e besa, Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista e Delta del
tuo fiume. Le sue opere sono tradotte in varie lingue. Dal 1992 è esule in
Italia. È cittadino onorario per meriti letterari della città di Frosinone.
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