“Dal confine grigionese di Le
Prese alla Roma capitale, da Milano a Parigi”. Questo battuta perfetta di
Crivelli, raccolta dalle righe introduttive alla madeleine di Filippo Tuena, “Quanto lunghi i tuoi secoli”, presenta
perfettamente origine e destino di questo scrittore. Il padre di Filippo era
d’origini poschiavine e romane, mentre la madre aveva sangue triestino e
pugliese. E Filippo Tuena ha molto vissuto nel quartiere romando di suo padre,
dal quale aveva ereditato un negozio d’antiquariato, prima di salpare verso il
capoluogo lombardo. Detto ciò, andiamo al libro di memorie, al volume
sottotitolato “Archeologia personale”. Che comincia, non a caso, con una
lettera dell’autore al figlio Cosimo. Sull’identità, insomma sulla famiglia.
Tutta la prima parte del corposo e riassuntivo libro, che ovviamente non poteva
contenere i bellissimi romanzi di Tuena (vedi il magnifico “Ultimo parallelo”)
– pur ricordandone quasi la genesi e praticamente d’ognuno -, raccolta in
“Prose”, ci dice infatti di: “Prezzi di un mondo autobiografico”, “Appunti di
un viaggio in motocicletta”, “Città straniere”, “Antartica”, “Passioni e
letture”, “Donne ostili (una certa cifra)”; tutta la materia interiore, la
formazione dello scrittore. Dall’esordio. In mezzo, “Versi”. Infine la sezione
dedicata all’opera teatrale, con “Cuori separati” e “La tempesta”. Non basta
dire che Filippo Tuena con questo libro definitivo si mette a nudo. Insufficiente
risulta specificare che Tuena scrive della sua famiglia tornando a prima della
guerra e al fascismo. Tra ricordi di Renato Guttuso e incontri col regista del
“Deserto dei Tartari”, Valentino Zurlini. Il libro, ovviamente, ripropone anche
delle recensioni di Tuena. Ché da lettore d’opera altrui pure, questo nostro
straordinario scrittore vuole dare il suo contributo alla letteratura. Mentre,
per esempio, adesso sta lavorando a un libro sugli ultimi anni di vita di
Robert Schumann. Ultimo parallelo, invece, partiva dai diari di Robert F.
Scott. Ma il nostro ha scritto pure facendosi suggerire dal Michelangelo. Tra
“autofiction” e “saggistica narrativa”, vive la vita del Tuena. Brillante,
fluente, riflessivo al massimo. Dotato d’una scrittura che proprio sempre ti
mette in soggezione.
NUNZIO FESTA
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