La giovanissima Aurora D'Evals
sembra incarnare lo spirito del marchese De Sade: spaventosamente libero,
trasgressivo, erotico.
“Il marchio” edito dalla
piccola casa editrice veneta Runa è una storia intensa, di un contenuto che
rasenta i limiti dell'umano oltrepassandoli e assumendo una responsabilità di
esistenze che vogliono una vita senza giudizi né pregiudizi, libera da tabù,
dogmi e quant'altro.
Una scrittura fluida come il
racconto di D'Evals, scorre lentamente e si sente, fa male, procura piacere,
crea sensazioni profonde che non hanno nulla in comune con l'aspetto razionale,
forse. Non si tratta semplicemente di un incontro di un uomo e una donna e
delle loro intime perversioni, ma di capire fin dove il piacere si può
spingere, sino a quando l'essere umano è libero di trasgredire, evadere da
categorie e sillogismi.
“Il marchio” di Aurora
D'Evals marchia a fuoco appunto, lascia un'impronta indelebile come il tatuaggio
che Sara avrà sulla caviglia e lega come
la passione ossessionante tra Sara e Ginko. E non è un caso che il tatuaggio
simboleggi “l'edera”, la pianta della passione per Bacco, che cresce rigogliosa
e sempre verde ed è legata all'idea di amare in un modo strano, non conforme al
volere della morale. Sara si oppone al suo “status symbol”, alla famiglia, alla
vita benestante per entrare in un mondo che la condurrà al limite dell'abisso e
sarà paradossalmente la sua stessa ancora di salvezza che regalerà una vita
felice, apparentemente come molte. “Dell'erotismo si può dire, innanzitutto,
che esso è l'approvazione della vita fin dentro la morte” (Georges
Bataille).
È l'incarnazione di “eros” e “thanatos”,
è un incontro che a volte rasenta l'indicibile.
Dal pretesto di un tatuaggio ad
un gioco erotico dove i due soggetti e oggetti si dominano, controllano,
legano, sottomettendo corpo e mente. Non serve dare delle riflessioni morali,
né tanto meno attuare quella che Kant definisce la “filosofia del limite”,
sarebbe riduttivo e fuorviante. Ciò che sembra necessario è leggere questa
intrigante storia narrata con una sorprendente consapevolezza e calcolante
capacità dall'autrice e tentare di sottoporre ogni sensazione fisica e psichica
alla narrazione. Il lettore alla fine né uscirà più libero o prigioniero dello
spirito de sadiano di D'Evals.
“Sara ridotta alla cruda essenza,
spogliata di ogni maschera, esposta al pubblico ludibrio”, fedele al suo dio
sempre, diventa un oggetto nelle sue mani volutamente, dà il cuore al suo
Ginko. E lui lo sapeva bene e non la deludeva mai. C'è una notevole complicità
tra i due, un amore vissuto e percepito a modo loro, che condurrà gli stessi
protagonisti ad una fine che il lettore non s'aspetta.
Sorprendente e accattivante, nessuna
sfumatura, ma colori nitidi: il rosso e il nero, tutto incredibilmente chiaro
nel libro “Il marchio”.
Nessuna banalità, ma una
sconcertante condizione esistenziale voluta da entrambi forse semplicemente per
trasgredire, per giocare, per sentirsi liberi, per evadere, provocarsi, forse
una storia di amore e sesso dove a predominare è Dioniso; mentre, Apollo giace,
sagace soccombe e tace.
«Si era fatto amare, e usava
quell'amore come un guinzaglio per condurmi, all'epoca non mi rendevo conto che
il guinzaglio ha due capi, che deve averne due per forza, o smette di essere un
guinzaglio, e che chi lo tiene in mano non è meno prigioniero di chi lo porta
al collo» (p. 177).
Per coloro che hanno voglia di
provare nuove emozioni, di leggere storie che vadano oltre ogni confine e
beneficiare della propria passione per i libri in modo inusuale, consiglio la
lettura di “Il marchio” di Aurora
D'Evals, il resto è solo da scoprire.
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