Immaginare altre
vite, desiderare di identificarsi in miti e avere la presunzione di conoscere
la direzione degli eventi è oggi una realtà oltre che un'esigenza di ogni
essere umano per sfuggire ad una sorta di
confinata esistenza.
Remo Bodei in “Immaginare
altre vite. Realtà, progetti, desideri” compie un'analisi dettagliata di
come dal passato sino ad un presente attuale esista l'impellenza di avere dei
modelli ai quali ispirarsi, sovrani, santi, poeti, filosofi fino alle celebrità
che durano un periodo, come meteore passano, per ritrovarsi poi in un'identità
che non è la propria ma risulta un ammasso, un “ibrido” di più soggetti che si
imitano o si inventano.
È una datità che
rende ancora più incerto e provvisorio il presente.
«Nella modernità vi
è un'inflazione di eroi, ma essa è dovuta anche al fatto che il grande bisogno
di eroi, di simboli viene soddisfatto da esibizionisti egocentrici e da
perfetti sconosciuti che non hanno fatto nulla per il bene degli altri e che
non hanno nulla da dare o da insegnare, ma che dominano ogni canale di
informazione accessibile». (p. 125). Oggi le icone - ribadisce Bodei - non sono
quasi mai eroi di libertà, ma icone di bellezza, di forza, di esposizione del
corpo, di potere, perciò immagini effimere. Ecco che l'io rischia di perdersi e
di non conoscere la propria identità, si attua così l'uno, nessuno, centomila,
la molteplicità di identità descritte da Pirandello e pertanto la conseguente
caduta di certezze che conducono alla crisi stessa dell'identità e alla spersonalizzazione dell'io.
L'autore espone in
modo chiaro ed esaustivo la questione delle vite immaginate dal primo capitolo,
alla genealogia della gloria, a celebrità, alla necessità di contare,
affermarsi, farsi vedere sino all'ultimo capitolo nel quale presenta le
esistenze provvisorie.
Occorre comprendere
che “abbiamo un tempo sincopato” tagliato in due da una cesura che separa la
fase della prima crescita immemore e irriflessa da quella della presa di
coscienza e del dispiegarsi della memoria”. (p. 10).
“Immaginare altre
vite. Realtà, progetti, desideri” di Remo Bodei apre uno scenario vasto e
trattato con consueta puntualità da ogni aspetto sociale, politico, filosofico,
economico, culturale che induce alla riflessione attenta di un'identità - la
nostra - che rischia di frantumarsi,
perdersi se non costruita su basi solide. È necessario prendere consapevolezza
di sé, essere sicuri delle proprie possibilità e guardare ad orizzonti più
vasti assumendo punti d riferimento di valore, altrimenti si rischia di
capitare come l'uomo dissoluto che possiede vasi bucati.
Geniale metafora che
l'autore prende in prestito da Platone: «La vita di un uomo temperante e quella
di un uomo dissoluto possono essere paragonate alle situazioni di due uomini
che possiedono molti vasi pieni di latte, miele … entrambi possiedono liquidi
preziosi reperibili solo a grandissima fatica, solo che il secondo ha vasi guasti
e pieni di buchi, ed è costretto a rabboccarli continuamente … In queste
condizioni - chiede Socrate nel Gorgia - ti pare che la vita dell'uomo
dissoluto sia più felice di quella dell'uomo temperante?». (p. 87).
Bodei pone
interrogativi indispensabili nella natura del filosofo e dell'uomo in quanto tale perché si possa
essere in grado di comprendere che non esistono condizioni di certezza, la vita
è provvisoria così la storia, non si può prevederla né tentare di lasciarsi
andare a inutili profezie.
“L'inevitabile non
accade mai, l'inatteso sempre” (Keynes) ed è per questo che ogni individuo deve
impegnarsi a vivere la propria vita cercando non miti precari ma punti di
riferimento sicuri che esprimono valori di libertà, di difesa della patria, di
rispetto della vita, dignità, forse spesso declassati a valori minori.
L'imperativo sembra essere di prender consapevolezza di sé, evitando di
conformarsi a culture narcisistiche ed egoiche.
Ora più che mai si
ha bisogno di filosofia e Remo Bodei ne è consapevole, insistendo sul compito
attuale del filosofo che deve chiarire, portare chiarezza, luce nell'oscurità
come la lanterna di Diogene, o la metafora della caverna di Platone o ancora lo
Zarathustra di Nietzsche.
Questa la principale
responsabilità del filosofo: anziché immaginare altre vite, si deve cercare di
vivere la propria - unica e sola - con forsennata autenticità.
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