“1 marzo 2001 - Poco prima di
morire, la mia Zia centenaria ammalata di Alzheimer in un improvviso lampo di
lucidità, mi guarda con occhi accesi dalla paura, mi dice E mo', chi ti piglia
a te?! Credo sia morta inquieta, la zia, bella, al pensiero di me 'sola' con
due figli maschi allora oggettivamente piccoli, e belli. Così belli che
attiravano i maschi come le mosche al miele, non ci potevano credere, gli
uomini, che da me, normale, fossero nate due meraviglie. Una volta uno mi disse
persino Se fossi vissuta al tempo di Mussollini, quello ti metteva a fare
figli, che gli miglioravi la razza! Ecco, Zia, bella, avevi ragione tu, anche
se quella volta, che poi sei morta poco dopo, io non ti ho potuto neanche
mandare a fanculo, lo sai, mi avevi fatto proprio arrabbiare e poi mi hai fatto
piangere, e poi decine di volte mi hai fatto ridere con le amiche, messe come
me, che siamo in tante, Zia: E mo', chi ti piglia a te! E volevo
tranquillizzarti, perché sai effettivamente non mi ha preso nessuno, a me. Che
i figli non sono più bambolotti biondi, sono ragazzi, persone. E io, be' io
sono quella che sai, Che tu tieni nu' brutt' carattere! E tenevi ragione, Zia.
E ora che non ci stai più, mi rimbombano le tue sentenze sagge, tante di quelle
volte. Anzi, per un certo periodo di tempo, me le scrivevo tutte le tue frasi,
che magari, pensavo, poi me le dimentico.
Invece no. Non me le dimentico. (…)”
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