
È un romanzo che tenta
delicatamente e con estrema cura di parlare della solitudine, di una felicità
perduta anche in una famiglia e di come il destino può ad un tratto cambiare e
attrarre, pur comportando dei rischi, esperienze nuove che arricchiscono,
mutano la vita di un individuo. Così come accade alla giovane e timida Lalla e
ad un professore di liceo, anziano, Guido: le loro vite si incrociano e
incontrandosi fanno nascere una meravigliosa amicizia che li porterà ad una
nuova vita, a sorprendersi, a ritrovare in se stessi senzazioni ed emozioni che
nella vita di tutti i giorni passano inosservate, diventano maledettamente
consuetudinarie come percorrere la stessa strada da casa a lavoro, oppure stare
seduti su una panchina in un giardino pubblico a vivere di rancori,
risentimenti, mancanze.
La solitudine purtroppo la si
avverte non necessariamente stando da soli, ma spesso in una famiglia, nella
vita di coppia, in un luogo di lavoro o anche a cena con amici si è soli,
profondamente soli e si avverte il bisogno di fingere. Questa finzione che
secondo l’eclettico Georg Simmel trova terreno fertile anche nella famiglia,
che spesso non è un luogo sicuro, un rifugio, ma l’avamposto della morte dell’essere
di un individuo.
Forse per questo Daniela Palmieri
reagisce dimostrando che dalla solitudine ci si può liberare, raccontando nel
suo romanzo la storia di personaggi con i quali i lettori si possono
identificare e confrontare.
Pagina dopo pagina con un stile
semplice e fluido si legge L’ultima volta che sono stato felice, come un
compagno di viaggio, un diario da tenere con sè nei momenti di sconforto. Per
colmare il vuoto che incombeva nella sua anima, come un tarlo che si insinua
sempre più fastidioso e prepotente, Lalla una protagonista del romanzo accetta
l’invito di un ragazzo Pino, che però non le piaceva per nulla, non le aveva
trasmesso nessuna emozione, rappresentava soltanto un’esigenza necessaria per
non ricadere in una lunga e penosa solitudine.
È chiaro che per colmare le
proprie mancanze non è necessario conoscere altra gente, nuove distrazioni,
alle volte è indispensabile uno sguardo introspettivo nel proprio Io, occorre
chiedersi il motivo, le cause che provocano la solitudine e risolvere dapprima
le proprie fragilità. La felicità non la si può cercare negli altri, perchè
sarà sempre effimera e provvisoria, ma in se stessi. Certo nell’altro si
possono trovare delle risposte e scoprire perchè si è soli, così come è
accaduto nei personaggi del romanzo. L’amore è il deus ex machina, è il motore
che muove l’universo, ed è chiaro anche che trovato si riesca a dare un senso e
un significato alla propria vita. Quando
credi come Guido di chiudere l’esistenza con un bilancio disastroso, ecco che
ti si presenta l’imprevisto, la sorpresa che ti catapulta in una realtà
differente che non ti aspetti e che sembra paradossale. Tuttavia sei felice di
viverla e pensando all’ultima volta che sei stato felice, riaffiora la speranza
di essere nuovamente felice. L’esistenza è costituita principalmente
dall’amore, da interiorità, da sentimenti che si intrecciano in questo romanzo
raccontato con semplicità e purezza di cuore da Daniela Palmieri. Vuole con
gentilezza e amabile cortesia comunicare al lettore che l’amore è possibile ad
ogni età e che la solitudine se lo si vuole, la si può colmare se solo si
accetta di mettersi in gioco, sfidarsi e salire di buon grado su quel treno che
il destino, il fato, ti fa scorrere innanzi - con coraggio - percorrrendo il
viaggio da soli o in compagnia ma comunque con la propria identità come
bagaglio sicuro.
- E la solitudine può esserti amica o nemica
sta ad ognuno di noi conoscerla, comprenderla e prendersi cura di lei - .
Nessun commento:
Posta un commento