Riesaminare oggi quello che accadde venti anni fa a Brindisi
può offrire lo spunto per approfondire le ragioni della caduta dei regimi
autoritari dei Paesi del Nord Africa; per ragionare sulla spinta democratica e
innovatrice che sale dalle nuove generazioni arabe che non vogliono cadere
nella disperazione della prospettiva terroristica; per riflettere sulle
motivazioni e sulle modalità dei nuovi flussi migratori che attraversano il
Mediterraneo; per immaginare le risposte che non solo l’Europa e l’Italia, ma
soprattutto le regioni meridionali italiane, e la Puglia in particolare, sono
chiamate a fornire in termini di solidarietà e di sostegno allo sviluppo di
quei Paesi che ormai sono divenuti strategici anche per la definizione delle
nostre prospettive di crescita. In ogni caso, un fatto appare già chiaro e
incontrovertibile: riusciremo a superare questa nuova prova solo se sapremo
riannodare i fili dell’antica comunità mediterranea, in ciò riproponendo con
più forza e convinzione la più antica delle vocazioni di questo Paese, quella
di guardare al mare e ai mondi che si schiudono al di là del mare.
Giuseppe Marchionna (1953), esperto di politiche di
programmazione economica territoriale, è da tempo impegnato nella ricerca di un
rinnovato rapporto tra economia e cultura fondato sulla valorizzazione delle
risorse umane del territorio. Lungo questa linea sostiene la necessità di un
approccio mediterraneo alle questioni della crescita civile, culturale ed
economica della Puglia e, più in generale, del Mezzogiorno d’Italia. È stato
Sindaco di Brindisi dall’agosto del 1990 al dicembre del 1992, affrontando da
quella scomoda postazione l’emergenza dello sbarco di decine di migliaia di
profughi albanesi nel marzo del 1991.
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