«Noi in Cina queste cose non le mangiamo, le facciamo solo
per voi turisti». Stavo per dirle che in realtà noi, qui a Milano, anche in
Paolo Sarpi, siamo nativi, non turisti. Invece le ho chiesto: «Ma del
formaggio, al posto del tofu, non è che ce l'avete?».
Fruttivendoli e internet point cingalesi, ristoranti e
alimentari sudamericani, macellerie e kebab arabi, centri-massaggi e
incasinatissimi bazar di cinesi multitasking dove tra cellulari e computer
trovi anche delle parrucche, se il taglio a 8 euro del negozio accanto non è
proprio un capolavoro: siamo in via Padova, in viale Monza, in via Sarpi, in
piazzale Corvetto, all'Isola e in Porta Venezia.
Siamo a Milano, città del nuovo millennio, che non è
«Parigi, dove paghi di più ma puoi fermarti al tavolino quanto vuoi. Siamo a
Milano, dove tutto se fa de pressa: velocemente».
Siamo in giro con Anita, Samir, Stefania, Tony, Gioia,
Pietro, Laura e Lejla, fra panchine e bar dove anche gli incontri e gli amori
vanno di corsa.
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