[…] Sono spie significative il titolo della raccolta e
l’epigrafe di S. Weil. Azimuth nell’etimo arabo indica direzione, via, focus
che è luce e ombra, orientamento, utilizzato qui come metafora del viaggio
esistenziale, dualità orizzontale e verticale dell’essere, o come prospettiva,
sguardo, ricerca polisensa, meta desiderante. Poeta qui è il viandante, nel suo
essere e agire, salire al colle, più o meno lieto, sempre fecondo e sempre
momentaneo, provvisorio, precario, com’è l’uomo sempre: una sosta-porto-meta
prima che il viaggio ricominci lieve e a vele gonfie; in Sfere lucide a
incastro l’appropriazione possessiva («oh mio Azimuth») si carica della
ottatività-vocatività di essere finestra-stanza d’anima-nuvola-perdimento e
registrazione-interpretazione, cioè scrittura («segnando tutto»); l’ottatività
di un essere-scrittura, che altrove, in 19, invoca una condizione vitale e non
banalmente seduttiva («Vorrei essere fiore stordente / di odore e rodere /
d’amore»), fonosimbolicamente intensificata dal trifonema in / -ore /
ricorrente nelle parole-chiave «fiore» - «amore». […]
La strutturazione strofica si presenta varia (stanza,
canzone, scomposizione in quadri). Polimetria e pluristilismo si nutrono di un
diffuso melos, vera e propria sostanza poetante, una scelta legata anche
all’ambiente creativo in cui Maria Grazia è nata e cresciuta e ai primi
rudimenti di pianoforte. Un melos polifonico che rammemora il Mozart della
«Serenata k 525», Eine kleine Nachtmusik, armonizzato in allegro, andante,
allegretto, nei toni del vivace, religioso, con brio, corrispondenti ai vari
metra ritmici dei testi. […]
dalla prefazione di Walter Vergallo
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