Appuntamenti Il Dipartimento di
Dipendenze Patologiche della Asl di Lecce, mercoledì 29 febbraio, alle 17.00,
nella Sala del Teatrino della Biblioteca Provinciale N. Bernardini in Piazzetta
G. Carducci a Lecce presenta “Raccontarsi” un’esperienza dal Ser.T. di Lecce
con il Fondo Verri. Interverranno gli
scrittori Antonio Errico e Vito Antonio Conte
L'oggetto dell'incontro è un
libro “Storiarsi, racconti dal Ser.T. di Lecce”, è il titolo. Storiarsi
suona un po' come “farsi”, azione di
tossicomania. Questa volta no! C'è la scrittura a governare e le storie d'ognuno,
le storie hanno preso forma, andature narrative, “eroiche”, vissuti densi di
“senso”. Rinfranca raccontarsi, “esserci” in un tempo in cui la
sovraesposizione mass-mediale confonde i contorni d'ognuno. Il racconto di sé,
diventa terapia, cura all'inedia, al “no” che spesso induce quei comportamenti spersonalizzanti che
riconosciamo nelle “dipendenze patologiche” e, più in specifico, nelle
tossicodipendenze: meccanismi di auto annientamento – e di sottrazione del
soggetto dai contesti sociali e di relazione – che, nel tempo, “costruiscono” storie
di vita che rimangono “senza più parole”.
Scrive Maria Grazia Sanarica, del Dipartimento
Dipendenze Patologiche della Asl di Lecce: “L'esperienza di “Raccontarsi” è
stata realizzata presso il Ser.T. di Lecce, nell’ambito delle attività previste
con il progetto “Comunità terapeutiche diurne”, finanziato dalla Regione Puglia
con la quota regionale del Fondo Nazionale di lotta alla droga. Gli utenti del
Ser.T., con la direzione degli operatori dell’Associazione Culturale “Fondo
Verri” e la collaborazione degli operatori del Ser.T, hanno “raccontato” la
propria storia con l’utilizzo della scrittura, della voce, del disegno, del
corpo. Le emozioni, il dolore, i sentimenti, i tempi trascorsi e il tempo
futuro, gli affetti, le distanze, le speranze, i pensieri, gli umori, gli
amori, gli spazi vuoti, gli spazi riempiti, i silenzi, le parole dette, le
parole rimaste in gola, tutto questo ed anche altro hanno dato vita ad un opera
finale: questo libro! Storiarsi!” Così è stato, dagli incontri - che hanno
visto nelle stanze del Ser.T. di Lecce molti amici attivarsi a “svezzare”
storie, con gli operatori del servizio, Vito Antonio Conte, Ippolito Chiarello,
Piero Rapanà, Santa Scioscio - è nato un libro per certi versi prezioso, unico
nella sua densità. Accoglie una luce che dallo scuro volge al chiaro. Alla
chiarezza della vita. Un frammento del racconto di Giuseppe: “Le storie si
intrecciano l’una con l’altra. Guardo delle vecchie fotografie e ri-costruisco
me stesso. Sento! Provo sintonie! La mia felicità si triplica quando sento di
rendere felici gli altri, con un abbraccio o con un sorriso. I miei amici sono
stati sempre i deboli. Riparto dal passato: dove c’è odio voglio riportare
amore; dove c’è discordia, unione. Tutto sta cambiando, mi lascio andare oltre
i confini di questa irrequietezza che sempre mi abita. Non mi basta, vorrei
sentire il mio corpo vibrare di amore fino ad esplodere. Scelgo per me, con me,
persone che danno un senso alla vita. Mi serve sentirlo! Loro non si limitano
solo a guardare, spettatori passivi di ciò che li circonda. No, loro sono parte
attiva in questa società disgregata, che vive di ferite. “Cantano” loro, lievi,
sinceri... ridono... Sono sensibili le mie “orecchie”, lo sono sempre state,
stanco di sentire cose inutili e cattiverie, ascolto solo “musica”, adesso,
quella che la vita e gli incontri mi portano! Danzano gli alberi al fruscio del
vento. Un uccello canta, porta melodie di casa in casa. Si accende una
macchina, altre attraversano la strada. Verso quale direzione?. La strada
asfaltata ha buche d’acqua. Albero, vento, l’acqua che scorre lentamente, il
bicchiere è poggiato sul tavolo le sedie intorno, scottex... c’è un po’ di
tutto sul mio tavolo. Scrivo, penso a cosa? Non so?”.
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