Tra un viaggio di lavoro e
l’altro ho avuto modo di acquistare e leggere un agevole saggio edito dalla
casa editrice Effequ. La collana ha per denominazione “Saggi Pop” e, a dispetto
di quello che potrebbe indurre a credere il nome, si tratta (in libreria ho
osservato e apprezzato più di un titolo) di pubblicazioni che si occupano in
maniera “soft” e mai banale o superficiale di tematiche che possono interessare
e toccare da vicino la nostra quotidianità, quella vita che conduciamo talvolta
in maniera distratta, senza fermarci a riflettere su questioni che riguardano
la nostra comunità, la nostra società, il nostro futuro e, last but not least,
la tutela dell’ambiente. In precedenti interventi su queste pagine mi sono
occupato di autori come Ferdinando Boero, Antonio Galdo, Rossella Barletta solo
per citarne alcuni, che mi hanno incuriosito per i diversi approcci alla
salvaguardia ambientale che hanno evidenziato nei rispettivi lavori.
Per mia natura sono un lettore
onnivoro e devo dire che, anche in questo caso, non mi smentisco. Già, perché
esce dunque “Lagune (quasi) blu - Condizioni di vita e di salute degli stagni
costieri in Italia” di Mauro Lenzi per i tipi di Effequ edizioni. Lenzi è
membro della Società italiana di biologia marina, co-fondatore della rete
italiana per la ricerca lagunare Lagunet, dirige le attività di ricerca del
laboratorio di ecologia della laguna di Orbetello per la società Orbetello
pesca lagunare e collabora con le università di Pisa, Firenze, Siena, Parma,
Venezia e Roma, oltre che con l’Ispra (Istituto di ricerche protezione
dell’ambiente) di Roma, con il WWF Italia, con l’Arpat (Protezione ambientale
toscana), con la Fao Roma,
con il Cnr Italia (Comitato Nazionale Ricerche) e con l’Enea (Agenzia nazionale
per la nuova tecnologia). Autore di tutto rispetto, Lenzi ha scritto un libro
che si legge con grande agilità e piacevolezza, il cui intento fondamentale è
di guidare il lettore all’esame delle lagune costiere (“zone di transizione”)
lungo la costa del Mediterraneo e poi tra Spagna, Francia e Italia. Ma cosa
ancora più interessante è che tenta di farne una fotografia, la più lucida
possibile.
Ma cosa sono in realtà le “zone
di transizione?”. Parliamo di zone al confine tra mare e terraferma che furono
individuate dai nostri avi per costruirvi le loro palafitte e apprezzate per le
opportunità di sopravvivenza offerte dall’habitat, perfetto per innumerevoli
specie animali e vegetali. Si tratta pertanto di territori ambiti dall'uomo,
che in essi ha potuto cacciare e pescare con estrema facilità. L’autore
dichiara che tuttora le lagune e gli acquitrini italiani sono zone di grande
importanza da un punto di vista ecologico, naturalistico, paesaggistico, ma
anche economico, con il loro indotto di attività lavorative (turismo, pesca,
allevamento ittico). Si pensi per esempio alla Laguna di Venezia, la più grande
d’Europa, dove ha potuto fiorire, anche grazie alla protezione offerta da
queste “Terre incerte”, la repubblica marinara che estese il suo dominio, nel
corso di vari secoli, dall’Adriatico ai Balcani, fino all’Asia Minore. Ma al di
là dell’argomento specifico, non appena terminato di leggere questo bel lavoro
di Lenzi mi sono prontamente balzati alla mente numerosi spunti di riflessione.
Viene spontaneo chiedersi, infatti, perché non si possa, magari su argomenti
delicati in ambito ambientale, a partire dalle cosiddette “zone di
transizione”, sino a questioni concernenti l’eolico, il fotovolatico, le
bioenergìe, armonizzare le idee spesso contrastanti di ecologi, ingegneri,
cacciatori, pescatori, agricoltori, gestori di attività turistiche,
amministratori, opinion leader e operatori dell’informazione in questi ambiti.
Territori di transizione anch’essi, quindi potenzialmente adatti a fornire un
habitat metaforico e ideale al confronto dialettico tra l’uomo e l’ambiente, la
società, la propria coscienza. Una domanda, almeno una, rimane però sospesa
nell’aria, ancora in attesa di una plausibile risposta: come mai è possibile
che tra economia, informazione e ambiente ci sia uno iato così forte?
Fondatore di Sea Marconi
Technologies Italia
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