“Nel 1973 decisi di fare il giro
del mondo in motocicletta. L'idea mi venne all'improvviso, quasi dal nulla. Era
un giorno piuttosto grigio sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Scelsi la
moto essenzialmente per due ragioni. Innanzitutto sembrava il mezzo più
versatile. In secondo luogo pensavo che nessuno avesse mai tentato l'impresa in
moto, quindi ne sarebbe venuto fuori un buon libro. Ero uno scrittore, non un
motociclista. Anche se amavo le moto da quando ero bambino, in realtà non ne
sapevo niente, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto. Milioni di persone
andavano in moto, perché non io? Avevo quarantadue anni. Qualcuno disse: «Sei
troppo vecchio per cose del genere!»; ma nemmeno questo mi preoccupò e, in
effetti, l'età risultò quella giusta. Il viaggio durò quattro anni. Fu molto
difficile e molto emozionante, e ne venne fuori I viaggi di Jupiter, un libro
che parecchi hanno letto. Se mi avessero detto che lo avrei rifatto a
settant'anni, mi sarebbe parso ridicolo. Settant'anni sono davvero troppi per
cose del genere.
In realtà ventiquattro anni dopo,
a sessantanove anni, ho pensato: perché no? Sono ancora in grado di andare in
moto”
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