Ancora un prodotto indigeno che
comincia tra poco la difficile discesa nella giungla del mercato nazionale, un
prodotto anomalo, singolare da ogni punto di vista: narrativo, formale,
stilistico. Si parte da un breve testo di Max Frisch, “Biografia – un gioco
scenico” in cui l’architetto e scrittore svizzero scomparso venti anni fa, ed
autore tra l’altro del celebre “Homo faber”, si interroga su uno dei quesiti
fondamentali della nostra vita, ossia se questa sia una successione di mosse
casuali, o una specie di ordito definito da tempo a cui non possiamo sfuggire. Nel
testo Kurmann, alter ego dell’autore, si domanda, come un giocatore di scacchi
che analizza ogni mossa di una partita, se certi eventi della propria vita
possano essere analizzati e compresi come, appunto, mosse su una scacchiera. Se
gli errori o i dolori che la vita provoca possano essere evitati attraverso per
così dire una condotta più attenta e pianificata che nel racconto e nel film
diventa l’immaginaria partita a scacchi con un doppio: un… registratore.
CONTINUA QUI SU FILM DOC A FIRMA
DI GIOVANNI ROBBIANO
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