“Ora sì che bisognerà lavar
tutto, sta dicendo. Darsi da fare con l’ammorbidente. Versarne a litri nel
cassettino, per far tornare il vestito nuovo come era prima che papà Claudio
cambiasse idea. Prima che il morto morisse. Prima che le finestre
s’accendessero in coro. Prima che arrivassero in un pacco d’oro le scarpe con
la fibbia e sparissero le sedie dalla strada. Strofiniamo più forte, mamma.
Carichiamo i colorati, carichiamo i colorati! Ora che parte la centrifuga,
vedrai, si rovescerà il mondo e tutti cammineranno sulle mani, come al circo di
Nando Orfei, quando viene Natale.”
Flavia ha solo otto anni e
conosce la forma della morte. In piedi su una sedia, il naso incollato alla
finestra, in una calda notte di giugno ha assistito al delitto di Gaetano
Scalise, consigliere comunale di un paesino del Salento. Dai suoi racconti
incerti dipende la felicità di molta gente, e innanzitutto la propria. A
raccogliere i ricordi, i disegni, i cinguettii della bambina c’è Concetta,
assistente sociale in sovrappeso, donna abitudinaria e semplice, con il suo piccolo
rassicurante universo: un solo antico amore, la madre cocciuta, un badante
indiano dal cuore d’oro, l’amica fidata, una cagna inquieta. Le vite di Flavia
e Concetta si legano saldamente, mentre le stagioni sfilano mute, reticenti,
immobili come muretti a secco. La verità non è che uno tra i tanti desideri che
le tengono unite.
Elisabetta Liguori è nata nel 1968 a Lecce, dove vive ed è
cancelliere presso ilTribunale dei Minori. Scrive sulle pagine culturali del
“Nuovo Quotidiano di Puglia”. Ha esordito con il romanzo Il credito
dell’imbianchino e nel 2007
ha pubblicato con Pequod Il correttore. Ha partecipatoa
varie antologie: con Manni, Mordi e Fuggi (2007) e Sangu (2011).
Nessun commento:
Posta un commento