La sempre maggior facilità di
spostarsi anche da un continente all'altro ha generato una vasta letteratura di
viaggio e ci ha offerto opere che restano spesso – seppur di pregio – isolati
ed emotivi cammei. Non è così per Emilio Borelli per il quale la abituale
definizione di scrittore non professionale va molto stretta. Emilio, come e
forse più di tanti altri figlio del suo tempo e delle contraddizioni di
un'epoca, ci avvicina ad una dimensione differente da quella cui siamo
abituati. Le sue stagioni sahariane gli hanno fatto calcare sempre più in
profondità la sabbia di quell'Africa che lo ha conquistato. La raccolta dal
titolo "Libia: sull'orlo del vulcano" è una ulteriore tappa del suo
ormai trentennale percorso durante il quale ha potuto via via acquisire un
esclusivo patrimonio di esperienze, incontri, amicizie, riflessioni, è stato
messo a parte di intimità e sogni inconfessabili. Nelle sue escursioni si
materializzano situazioni che sono la metafora del confronto di culture
diverse. Confronti che necessitano di un linguaggio comune, più particolare ed
antico. Come antico è quel confronto, oggi frainteso e malmenato tra i popoli
che si affacciano sul Mediterraneo, da nord come da sud. Forse Emilio, nel suo
percorso, ne ha trovato una chiave, che ci offre non solo per ricordare bei
luoghi e belle sensazioni ma anche per riflettere su molte cose che diamo per
risapute.
O definitive.
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