Alta Val Susa. 1948. In un crepaccio
viene trovato un cadavere, ormai irriconoscibile. Poco tempo prima, da Salbertrand,
sono scomparse due persone: un uomo e una donna. Uno è Giuseppe, Bepi, scampato
miracolosamente dalla campagna di Russia e tornato con l’animo carico di
rancori e di segreti. La donna è la suocera, Gisella, pettegola e frivola.
Prima della chiamata alle armi, Giuseppe si unisce in matrimonio con Bianca.
Sono i genitori dei due ragazzi a tirare le fila, convogliandoli verso
un’unione che non li convince appieno. Giuseppe è il più diffidente e sembra
fiutare qualcosa che non scorre per il verso giusto. Lei si mostra più
accomodante, apparentemente fa andare bene le cose soltanto per accontentare la
madre. Il racconto si snoda tra flash back e voci in presa diretta, seguendo la
pista dell’indagine. I luoghi sono quelli indomiti e selvaggi intorno a Salbertrand,
in Val Susa, e in questo scenario Bona ci racconta il dramma degli inganni:
amore, fiducia, incoscienza, tradimenti, sparizioni, omicidi, dove la trama si
complica e si tesse di intrigo e di mistero.
Giorgio Bona, piemontese, classe
1956, vive a Frascaro, un piccolo paese del Monferrato tra Alessandria e Acqui
Terme. Ha tradotto dall’inglese autori come Lee, Muir e Hamburger e dal russo
la raccolta antologica Fiabe dei Balcani a Vladivostock (Besa, 1999). Con Besa
ha inoltre pubblicato Chiedi alla nuvole chi sono (2008) e Ciao, Trotzkij
(2010).
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