In teoria, esiste un’identità
napoletana forte, sedimentata nel corso di oltre due millenni, irrobustita da
una grande tradizione culturale, contaminata dagli apporti più vari, fissata in
una lingua ricchissima, in una copiosa letteratura e in migliaia di famose
canzoni, e infine enucleata in un «tipo» dai quasi proverbiali tratti di
astuzia e buffoneria, pigrizia e opportunismo, ironia e istrionismo. Un «tipo»
a suo modo classico proprio come lo stesso paesaggio napoletano, che sembra
quasi assecondarne le contraddizioni col mettere insieme una dolce armonia di
cielo e di mare e la inquietante presenza di un vulcano minaccioso. In pratica,
esistono i napoletani di oggi, afflitti da tanti problemi annosi e irrisolti, e
animati da incrollabili speranze di riscatto. Hanno conservato una buona parte
del loro retaggio storico e culturale, e sono in fondo «antichi» come la loro
città, però tendono sempre più rapidamente a conformare i loro comportamenti e
desideri, il loro immaginario e perfino il loro modo di esprimersi a quelli
degli abitanti di qualsiasi altra città del mondo. Francesco Durante divide il
suo libro in due parti intitolate per l’appunto «Teoria» e «Pratica»,
sforzandosi di farle dialogare, di mostrare quanto la seconda, per quanto
stagliata ormai su un orizzonte di sostanziale omologazione, riesca ancora a
esibire qualche elemento di originalità inequivocabilmente partenopea. Ne nasce
un libro vivace e curioso, fondato su una ricchissima documentazione che
disegna percorsi sorprendenti nella storia e nella cronaca di Napoli. Un libro
che riesce a tenersi a distanza di sicurezza dal luogo comune e che
continuamente sollecita e appaga la curiosità del lettore intorno al «mistero»
della napoletanità che, nonostante tutto – nonostante la sua possibile
riduzione a una condizione puramente spirituale o fantasmatica, ancora sa
parlarci con accenti di profonda umanità.
Francesco Durante, giornalista e
critico letterario, è nato ad Anacapri e vive a Napoli. Ha pubblicato, tra
l’altro, Italoamericana. Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti
(due volumi, Mondadori 2001 e 2005), e ha curato i Meridiani Romanzi e racconti
di John Fante e Opere di Domenico Rea. Nel 2008 ha pubblicato per
Mondadori Scuorno (vergogna), che l’anno dopo ha vinto il premio Vittorini. Ha
tradotto opere di Bret Easton Ellis, Raymond Carver, John Fante, William
Somerset Maugham e altri. Una riduzione teatrale di Italoamericana, scritta con
il regista Davide Livermore, ha debuttato nel novembre 2011 al teatro Gobetti di
Torino.
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