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mercoledì 16 novembre 2011

“Brutti, sporchi e cattivi. L'inganno mediatico sull'immgrazione” di Giulio Di Luzio (Ediesse) e “Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere” di Simona Baldanzi (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa























Giulio Di Luzio è un giornalista che ha collaborato al manifesto, alla Repubblica, scritto diversi e importanti libri d'indagine, è che con “Brutti, sporchi e cattivi. L'inganno mediatico sull'immigrazione” esplora, per descriverle, bugie e infamie, passando da un vero e proprio stravolgimento e uso criminoso del linguaggio, che i medium utilizzano contribuendo alla formazione e fortificazione del razzismo nazionale. Una ricerca, quella di Brutti, sporchi e cattivi (ovvero come sono rappresentati normalmente – e quotidianamente – i migranti dalle grancasse del Potere), nutrita da studi e analisi condotte dall'Italia migliore delle università ecc. Che hanno lavorato, come adesso l'autore, sul ruolo dei media nella costruzione della figura, generalmente negativa e mortificata, del migrante: “clandestino” - solamente e sempre, o quasi, clandestino. Quando, dice per esempio Laura Boldrini intervistata a fine saggio: “il termine 'clandestino' non dovrebbe neppure esistere”. Che parliamo sempre di migranti, di richiedenti asilo o rifugiato, per esempio. Ma mai dei criminali disegnati, orribilmente, tramite i colpevoli medium. Si potrebbe, a questo proposito, portare il caso delle titolazioni che urlano quando viene condannato da un titolone appunto una qualsiasi persona: siccome non appartiene alla pura razza italica. E questo è un libro di invisibili. Un saggio assai dettagliato che si deve incastrare all'ultima opera, poi, della scrittrice del Mugello Simona Baldanzi (scrittrice già pluripremiata grazie al suo romanzo d'esordio) di “Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere”. Dopo il razzismo e la xenofobia che fa invisibili i migranti e li fa luccicare quando devono essere il “problema sicurezza” o il “pericolo”, terminologia buona per tutti e specie per i partiti da Pd a Pdl,  gli operai invisibili, meridionali, le tute arancioni, mai prese in considerazione, grazie alle quali è stata fatta, per dire, la dannosa Alta Velocità tosco-emiliana. Prima sui cantieri e nei campi base dell'Alta Velocità e andando avanti o sotto in quelli della Variante Valico. Un saggio-inchiesta che ovviamente ricorda molto il viaggio di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola nella condizione dei minatori della Maremma d'ormai decenni fa. Come una storia che, seppur diversamente, si ripete. Il libro di Baldanzi prende le mosse dalla tesi di laurea dell'autrice toscana. Un libro che ricorda in che maniera, innanzitutto, la Tav ha danneggiato l'acqua dell'area mugellese e quanti morti di lavoro questa modernità produce. Leggendo i volti dai campi base di Scarperia, Firenzuola, San Pellegrino e Carlone. Ascoltando i minatori, tutti del Sud, che sono le talpe buone al sogno della società moderna e involuta. Ottocento uomini, che vivono come in caserma ma non devono affratellarsi, grazie ai metodi imposti dalla Fiat e Impregilo e dalla altre entità che si garantiscono gli interessi veri, e che non dovrebbero immergersi nelle comunità locali. E non solo perché “nomadi”, ma perché Fiat ecc. dice d'aver messo tutto l'occorrente nelle lamiere dei campi. Dal televisore al letto da ospedale di fortuna. E in questa fondamentale opera letteraria come civile di Simona Baldanzi leggiamo la differenza fra i calabresi di Petilia Policastro e i lucani di Lauria. I minatori di Petilia Policastro provano a rivendicare diritti e cercare la gente dei luoghi toscani che devono temporaneamente vivere, ai loro paesi (vedi a Pagliarelle) fanno “la festa del minatore”, sono incazzati per le loro condizioni. I laurioti, invece, comunicano solo tra di loro. Vorrebbero il prepensionamento per risolvere il problema disoccupazione diffusa. Non sono sindacalizzati. Forse sono persino vittime consapevoli di 'capolarato' e sicuramente sono scelti per conoscenze e raccomandazioni varie. Non vogliono “integrarsi” con gli abitanti del Mugello. Le tute arancioni, comunque, che arrivano dalla Basilicata, che sbarcano dalla Calabria e che approdano dalla Sicilia sono il proletariato messo tra parentesi dalle pubblicità. Di settore e non. Gli esclusi. Gli ultimi al pari dei migranti che navigano da altre terre. E muoiono schiacciati mentre faticano. Come Pietro Mirabelli. E pochi si ricorderanno di loro. Persino nonostante le interviste e gli utilissimi questionari dell'appassionata Simona Baldanzi.       

Brutti, sporchi e cattivi. L'inganno mediatico sull'immgrazione, di Giulio Di Luzio, con un'intervista a Laura Boldrini, postfazione di Oliviero Forti e Emilio Fabio Torsello, Ediesse (Roma, 2011), pag. 181, euro 10.00

Mugello sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere, di Simona Baldanzi, con fotografie dell'autrice e di Bernardo Gamberi e Riccardo Mazzoli, Ediesse (Roma, 2011), pag. 275, euro 10.00.

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