Giulio Di Luzio è un giornalista
che ha collaborato al manifesto, alla Repubblica, scritto diversi e importanti
libri d'indagine, è che con “Brutti, sporchi e cattivi. L'inganno mediatico
sull'immigrazione” esplora, per descriverle, bugie e infamie, passando da un
vero e proprio stravolgimento e uso criminoso del linguaggio, che i medium
utilizzano contribuendo alla formazione e fortificazione del razzismo
nazionale. Una ricerca, quella di Brutti, sporchi e cattivi (ovvero come sono
rappresentati normalmente – e quotidianamente – i migranti dalle grancasse del
Potere), nutrita da studi e analisi condotte dall'Italia migliore delle
università ecc. Che hanno lavorato, come adesso l'autore, sul ruolo dei media
nella costruzione della figura, generalmente negativa e mortificata, del
migrante: “clandestino” - solamente e sempre, o quasi, clandestino. Quando,
dice per esempio Laura Boldrini intervistata a fine saggio: “il termine
'clandestino' non dovrebbe neppure esistere”. Che parliamo sempre di migranti,
di richiedenti asilo o rifugiato, per esempio. Ma mai dei criminali disegnati,
orribilmente, tramite i colpevoli medium. Si potrebbe, a questo proposito, portare
il caso delle titolazioni che urlano quando viene condannato da un titolone
appunto una qualsiasi persona: siccome non appartiene alla pura razza italica.
E questo è un libro di invisibili. Un saggio assai dettagliato che si deve
incastrare all'ultima opera, poi, della scrittrice del Mugello Simona Baldanzi
(scrittrice già pluripremiata grazie al suo romanzo d'esordio) di “Mugello
sottosopra. Tute arancioni nei cantieri delle grandi opere”. Dopo il razzismo e
la xenofobia che fa invisibili i migranti e li fa luccicare quando devono
essere il “problema sicurezza” o il “pericolo”, terminologia buona per tutti e
specie per i partiti da Pd a Pdl, gli
operai invisibili, meridionali, le tute arancioni, mai prese in considerazione,
grazie alle quali è stata fatta, per dire, la dannosa Alta Velocità
tosco-emiliana. Prima sui cantieri e nei campi base dell'Alta Velocità e
andando avanti o sotto in quelli della Variante Valico. Un saggio-inchiesta che
ovviamente ricorda molto il viaggio di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola nella
condizione dei minatori della Maremma d'ormai decenni fa. Come una storia che,
seppur diversamente, si ripete. Il libro di Baldanzi prende le mosse dalla tesi
di laurea dell'autrice toscana. Un libro che ricorda in che maniera,
innanzitutto, la Tav
ha danneggiato l'acqua dell'area mugellese e quanti morti di lavoro questa
modernità produce. Leggendo i volti dai campi base di Scarperia, Firenzuola,
San Pellegrino e Carlone. Ascoltando i minatori, tutti del Sud, che sono le
talpe buone al sogno della società moderna e involuta. Ottocento uomini, che
vivono come in caserma ma non devono affratellarsi, grazie ai metodi imposti
dalla Fiat e Impregilo e dalla altre entità che si garantiscono gli interessi
veri, e che non dovrebbero immergersi nelle comunità locali. E non solo perché
“nomadi”, ma perché Fiat ecc. dice d'aver messo tutto l'occorrente nelle
lamiere dei campi. Dal televisore al letto da ospedale di fortuna. E in questa
fondamentale opera letteraria come civile di Simona Baldanzi leggiamo la
differenza fra i calabresi di Petilia Policastro e i lucani di Lauria. I
minatori di Petilia Policastro provano a rivendicare diritti e cercare la gente
dei luoghi toscani che devono temporaneamente vivere, ai loro paesi (vedi a
Pagliarelle) fanno “la festa del minatore”, sono incazzati per le loro
condizioni. I laurioti, invece, comunicano solo tra di loro. Vorrebbero il
prepensionamento per risolvere il problema disoccupazione diffusa. Non sono
sindacalizzati. Forse sono persino vittime consapevoli di 'capolarato' e
sicuramente sono scelti per conoscenze e raccomandazioni varie. Non vogliono
“integrarsi” con gli abitanti del Mugello. Le tute arancioni, comunque, che
arrivano dalla Basilicata, che sbarcano dalla Calabria e che approdano dalla
Sicilia sono il proletariato messo tra parentesi dalle pubblicità. Di settore e
non. Gli esclusi. Gli ultimi al pari dei migranti che navigano da altre terre.
E muoiono schiacciati mentre faticano. Come Pietro Mirabelli. E pochi si
ricorderanno di loro. Persino nonostante le interviste e gli utilissimi
questionari dell'appassionata Simona Baldanzi.
Brutti, sporchi e cattivi.
L'inganno mediatico sull'immgrazione, di Giulio Di Luzio, con un'intervista a
Laura Boldrini, postfazione di Oliviero Forti e Emilio Fabio Torsello, Ediesse
(Roma, 2011), pag. 181, euro 10.00
Mugello sottosopra. Tute
arancioni nei cantieri delle grandi opere, di Simona Baldanzi, con fotografie
dell'autrice e di Bernardo Gamberi e Riccardo Mazzoli, Ediesse (Roma, 2011),
pag. 275, euro 10.00.
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