IL PRIMO GIORNO DI LAVORO,
EDIZIONI NOUBS. PREFAZIONE DI SUSANNA CAMUSSO E ASCANIO CELESTINI. Dalla
prefazione a: IL PRIMO GIORNO DI LAVORO: (…) Ho conquistato il diritto di sentirmi
uguale nel lavoro, restando differente. Felice il giorno in cui non dovrò
conquistare niente di più, staranno meglio anche gli uomini. (Letto in Vieni
via con me, la trasmissione televisiva, RAI 3, di Fazio e Saviano) - Susanna
Camusso (Segretario generale CGIL).
E noi stiamo al centro della
fabbrica. Ma la seconda cosa che mi dice Fausto è che sicuramente si sono sbagliati
a prendermi a lavorare a me. Mi dice che da ottobre hanno licenziato già 300
operai. E che ne licenzieranno altri 3000 in cinque anni. Che a quelli come me che
non c’ho figli e non c’ho famiglia, che a quelli come me che sono tutto sano…
siamo i primi che ci licenziano. Figuriamoci se li vanno ad assumere quelli
come me. Ascanio Celestini (Attore e drammaturgo; tratto dal racconto teatrale
Fabbrica, Donzelli Editore, Roma, 2003, pp. 3-4), nonché dalla prefazione : “Che
effetto ha fatto la disoccupazione nei giovani italiani? Quali drammi ha
causato? Le contraddizioni economiche stanno lasciando emergere problematiche
globali, ma cosa è successo nella mente di ognuno? Risponde una lei, la
protagonista di DIREZIONI OPPOSTE, esilarante racconto firmato da Alessia
Orlando, vincitore del concorso IL PRIMO GIORNO DI LAVORO, indetto dalla casa
editrice NOUBS EDIZIONI. La narrazione affronta il tema sia esplicitamente che
in filigrana, seguendo la tecnica teatrale che lascia emergere la trama non
esposta, forse la più importante. Ella è una cilentana senza nome, una delle
tante, che ha spedito la domanda per insegnare, ha lasciato che trascorressero
gli anni, si è abbrutita e vive uno stato di confusione. Tutto ciò emerge anche
dai ricordi. È subissata da vicende che le stanno accadendo e da altre ormai
passate, ma cocenti, anche quando hanno risvolti comici per il substrato
doloroso: la disoccupazione. L’accavallarsi dei ricordi e delle esperienze
presenti si avvicendano nella mente e, pertanto, nel suo racconto. Non può
correttamente seguire il fluire del tempo, non gode della necessaria
tranquillità interiore, e così le capita di pensare al passato e al presente
anche in un solo pensiero. Pensieri confusi, i suoi, e per questo drammatici
anche per la inconsueta tecnica narrativa. In realtà ciò è normale accada nella
mente di chi sta male: tutto si potrebbe fare, eccetto che intessere pensieri
forbiti. Questa ipotesi lascerebbe emergere la falsità narrativa, la scarsa
sincerità. La protagonista, anche se avverte il peso della disoccupazione,
vuole reagire e lo fa anche lanciando maledizioni contro chi la precede nelle
graduatorie e aggredisce pure chi ha una cattedra essendo di ruolo. Lo fa in
dialetto: Puozzi ittà ‘u sang; - T’ puozzi scapezzà; - T’ pozza culpì ‘na
saietta; - T’ pozza carè ‘na grasta n’ta capa; - T’pozza fa nu frungulo n’cul’
ca’ sadd’ ‘a taglià int’ ‘a ‘o spitale. Tuttavia, almeno a dire da quel che
racconta utilizzando la forma verbale presente, la sua vita sta per cambiare
decisamente, e in meglio: si accinge ad andare a occupare la cattedra di
insegnamento della lingua Francese, per un anno, a Bologna. Purtroppo, ma forse
è meglio così, non sa cosa sta per accaderle in maniera rocambolesca.
Basteranno poche ore dopo essersi catapultata fuori dal treno, dove era salita
mentre era già in corsa, per conoscere il suo destino. L’incipit: Qualcuno già dorme profondamente.
Riesco a prendere al volo il treno color Arlecchino, quando la velocità di
partenza ancora lo consente, e lancio due occhiate in direzioni opposte.
Incrociata l’occhiataccia del ferroviere proveniente da destra, torva e
aggressiva, che quasi m’incenerisce, non trovo di meglio che atteggiare le
labbra ad un sorriso ostentatamente falso. E invece il sorriso deve sembrare
bello e schietto, se lui alza le mani in segno di resa. Guardinga, china sulle
valigie, pericolosamente sfiorata a tergo dai bacini potenti di alcuni
compatrioti sghignazzanti, da un paio di uomini colorati compiti e lenti nei
movimenti, dal pancione di una donna incinta, da una valigione enorme di color
bordeaux, tento di rendere più stabili le mie cose malamente accatastate.
Un lui, invece, che ha un nome,
Ferdinando, è protagonista di un altro racconto vincitore, LUNGO LA LINEA TRATTEGGIATA,
firmato da Piero Mariella, originario di Grottaglie, che si descrive come:
ingegnere a Milano con la voglia di raccontare. È un pugno nello stomaco,
violento e significativo, la desolazione della sala d’attesa di cui ci dice
nell’incipit: Nella sala d’aspetto ci sono soltanto lui ed un finto ficus di
un’altezza improbabile. Troppo basso per sembrare gradevole alla vista, troppo
alto per poter essere considerato anche solo lontanamente vero. Se la pianta,
in plastica e qualche altro materiale sconosciuto dalla strana colorazione
coccodrillo iperteso, avesse una coscienza ai margini dell’umano, saprebbe che
Ferdinando si sente finto, proprio come lei. Indossa malvolentieri una giacca
gessata, quella del completo comprato in occasione del secondo matrimonio di
suo padre, ed una paio di jeans attillati su delle comuni scarpe da passeggio.
(…)
Ferdinando, che è passato per
l’esperienza del call center, se ne stà lì, pronto a raccontare trenta minuti
della sua vita, e: Si rigira tra le mani la cartellina nera con dentro il suo
curriculum e aspetta. Nella mail era specificata estrema puntualità “causa
giornata densa d’appuntamenti”, così il protagonista si chiede se il ficus
vicino alla porta possa essere un suo possibile rivale nel colloquio che si
appresta a sostenere, visto che le altre sedie sono occupate solo da quotidiani
o depliant dell’azienda. (…)
Da questa situazione in poi è un
succedersi di inglesismi, parole-tormentone, neologismi ormai adottati a piene
mani in Italia. Si parte dal computer, si passa per: form aziendale, uploadato,
taggato, upload are, curriculum, part-time, call center, internet, social
network, addandoci, part-time, tutor … si giunge a un surreale sbocciolatore di
crisantemi, attività che richiede (…)
una preparazione minima equivalente ad un grado almeno di laurea triennale! Si
prosegue con faxerò, mailing
List, spamming, bombing fino a
scoprire che Ferdinando si è occupato di sterco, meglio, di: Residuo biologico
animale, come precisa a una bionda
Vanessa Tancredi che lo sta introducendo al lavoro e alle: Semplici
regole sull’etica aziendale. Ciò che lo attende è: Dopo quattro colloqui forse
ci siamo. Assunzione con il solito contratto temporaneo. La solita fatica per
niente insomma …
Presentazione venerdì 18
novembre alle ore 18 a
Pescara al Circolo Aternino
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