A tutt’oggi mi chiedo se il pop
sia morto, e se i “fasti” di qualche anno fa siano irripetibili! Mi spiego
meglio: la psichedelia impazzava negli anni sessanta, il post/punk nutriva di
energia gli anni settanta, l’hip hop faceva ballare gli anni ottanta, il rave devastava
gli anni novanta. Nel nuovo millennio si registra invece per la musica una
visione “dietrologica” che tenta di rendere per note atmosfere, sensazioni,
stimoli che vengono da tutto quell’humus discografico che ha nomi specifici
come Police, Sex Pistols, Sonic Youth, Einstürzende Neubauten. Mi ritrovo a passeggiare tra gli
scaffali dei negozi di musica e vedo solo "altarini celebrativi" di storiche pop
stars e se mi addentro nell’underground dei concerti urbani scorgo garage simil
punk o cloni di Amy Winehouse, La
Roux e Lady Gaga. Ma cosa sta succedendo? Risponde a questo
interrogativo il bravissimo Simon Reynolds che per ISBN esce con RETROMANIA. La
domanda sorge spontanea … ma quando finiremo di attingere agli anni d’oro della
musica, i vari creative teams cosa si inventeranno? Si riuscirà mai a trovare
un po’ di originalità nella produzione contemporanea musicale odierna? Da Cina,
Brasile, e altri paesi di nuova economia dove è tanta la voglia di futuro, la
musica crea identità sociale e molta voglia di costruire senso: un esempio? Basta
ascoltare gli Animal Collective!. Libro interessantissimo che si legge con
estremo piacere ma soprattutto irrinunciabile per chi si sente pop!
Simon Reynolds è il più
autorevole critico musicale contemporaneo. Ha collaborato, tra gli altri, con New York Times, The
Guardian, Rolling Stone, Observer, The Wire, Uncut. Isbn
ha pubblicato Post-punk 1978-1984,
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