Proust aveva una concezione
sentimentale del viaggiare, come risulta dal paragone generalizzato per le
città nominate ed evocate: «Il desiderio che esse accendevano in me, sembrava
qualcosa di profondamente individuale, quasi si fosse trattato di un amore, di
un amore per una persona».
Gennaro Oliviero, nato a Portici-Na il
4/6/1940, ha insegnato discipline giuridiche nelle Università di Napoli,Bari e
del Molise, ricoprendo numerosi incarichi e ruoli istituzionali. È autore di
pubblicazioni di successo, tra cui “Il Travet perduto” e “Come quando dove”. Ha
compiuto missioni umanitarie in Iraq a seguito delle quali ha pubblicato il
libro “La Babilonia
imprigionata” (Clean Editrice, 1994, segnalato alla Galassia Gutenberg del
1995). Ammiratore dell’opera di Proust fin dalla prima giovinezza e fondatore
dell’“Associazione Amici di Marcel Proust” (1998), ha dato vita alla
pubblicazione del “Bollettino d’informazioni proustiane” e successivamente alla
rivista “Quaderni Proustiani” di cui è attualmente redattore. Ha promosso la
realizzazione della “Saletta Marcel Proust” di Napoli (Via Giuseppe Piazzi 55),
luogo di aggregazione per conferenze, seminari e letture. Nel 2010, in occasione della
visita della delegazione francese proveniente da Illiers-Combray, guidata da
Mireille Naturel, (Segretaria generale della Société’ des Amis de Marcel Proust
et des Amis de Combray) ha allestito un “museo” proustiano con libri,
locandine, cimeli, ecc. nella Galleria Monteoliveto di Napoli. È autore di
numerosi scritti riguardanti l’opera di Proust. È curatore del “Giardino di
Babuk” (Via Piazzi 55 – Napoli) luogo di incontro per manifestazioni
letterarie,artistiche e musicali,dal quale ha preso avvio il ciclo pittorico di
Lavinio Sceral, ispirato ai temi proustiani; il museo Marcel Proust di
Illiers-Combray ha accolto in esposizione permanente la sua opera “La Cattedrale Bianca”.
Un estratto – L’attenzione e
l’interesse di Proust per le cattedrali modifica l’immagine del letterato
futile e frivolo, dalle pose languide, espressione dello spirito di fine secolo
che emerge dalla sua prima opera (I piaceri e i giorni – 1896), nella
prefazione della quale Anatole France (verso il quale Proust nutriva una
profonda ammirazione fin dagli anni del liceo) scrisse: “Pure il libro del nostro
giovane amico ha dei sorrisi languidi, degli atteggiamenti di abbandono che non
sono né senza bellezza né senza nobiltà”. È un’immagine ed una reputazione di
frivolezza che dominerà per lungo tempo la figura di Proust, che solo un’opera
monumentale come la
Recherche poteva scalzare; un’opera con la quale Proust si
sforzò di cancellare o rimuovere due immagini: «Quella di sé che per anni ha
cercato di offrire agli altri, cioè la maschera dell’io mondano, e quella degli
altri e del mondo di cui per anni si è accontentato, soggiacendo agli inganni
provvidenziali della solitudine».
Nessun commento:
Posta un commento