Il 23 dicembre 2008 a Faenza veniva giù un
sacco di neve. Noi eravamo in un bar che adesso non esiste neanche più e
stavamo provando quell’americanata di alternare una birra in bottiglia con uno
scotch, quel tipo di scotch che quando lo mandi giù poi fai la boccaccia e
dici: aaaaah, ci voleva. Quella sera è nato Finzioni, ed è nato sotto una buona
stella. Gli inizi, si sa, sono sempre un po’ farraginosi: non è che uno può
avere cento amici che vogliono scrivere per una rivista letteraria. Noi ne
avevamo un po’ meno, ma li avevamo validi. L’uscita dello storico Numero Zero è
stata un’emozione e una soddisfazione tale da caricarci ancora di più. E da lì
è stata tutta in discesa. Abbiamo iniziato a stampare i pdf mensili e a
metterli in giro, a raccogliere abbonamenti e a farci amici sul web. Piano
piano la redazione è cresciuta, la nostra intesa si è affinata e Finzioni è
diventato un approccio alla letteratura, più che una semplice raccolta di
scritti. L’ondata dell’ultima estate ci ha portato nuovi, e bravissimi,
collaboratori, il sito è cresciuto sempre di più, come la nostra felicissima
presenza su Twitter, Facebook, aNobii e Goodreads. E adesso c’è il sito nuovo,
e il progetto del trimestrale, nel quale stiamo mettendo tantissimo tempo,
impegno e passione. Perché alla fine il fatto è questo: fare Finzioni è davvero
divertente, ci siamo fatti un sacco di amici e tolti un bel po’ di
soddisfazioni. Ma questo è solo l’inizio. Le idee buone sono sempre brevi. E
innumerevoli. Ogni libro, reale o inesistente, le porta con sé. L’impegno di
queste pagine, e di quelle future, sarà di parlare di libri attraverso le loro
idee: brevi, diagonali, alla svelta. Sarà di non entrare in nessun libro ma
circolare in tutti. Consideriamo i libri come oggetti culturali costantemente
in relazione tra loro in un sistema interdefinito di libri e di discorsi
attorno a essi, da cui acquistano valore e identità. Per questo vogliamo essere
lettori, non scrittori. Crediamo che la lettura sia un atto creativo e,
semplicemente, la trascriviamo.
“Menino vanto altri delle pagine
che hanno scritte; il mio orgoglio sta in quelle che ho lette”. (Jacopo Cirillo, Carlo Zuffa)
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