Non solo nuraghe. L'insolita
guida di Flavio Soriga, scrittore sardo che ormai possimao dire si fa
apprezzare in Continente, non è una guida galattica per autostoppisti e neppure
un manuale del perfetto turista fai da te. “Nuraghe beach. La Sardegna che non
visiterete mai”, è una scanzonata descrizione dell'indescrivibile.
Trentottenne, ora barista e libraio, anzi più esattamente libraio-barista,
Nicola, il protagonista del viaggio di Soriga, un po' Soriga e un po' il sardo
per antonomasia ma persino il sardo sui generis, socio della libreria Giufà, è
protagonista a metà: nel senso che è centro della narrazione solamente,
facciamo per dire, nella lunghissima Premessa pensata e scritta o riscritta per
essere il vero libro. Nel senso che è il resto, potremmo sintetizzare ma
ricorrendo alla più elementare semplicificazione che ci sia, a fare da contorno:
nonostante solo con l'inizo di Nuraghe beach Soriga dice di cominciare
realmente il suo scritto. Ma, sappiamo, la brillante e sempre imprevedibile
collana Contromano stupisce in continuazione. E di nuovo ora. Allora, il
racconto del suo ritorno al paese alle porte di Cagliari - un villaggio di
contadini, a zero metri sul livello del mare – diviene: “il pretesto per
narrare le mille sfaccettature che caratterizzano la sua regione”. Essenza
della romanzata guida. Tra Cagliari e l'immenso resto della nazione sarda. Una
dichiarazione d'amore, scritta a più voci, che precede, quindi, un breve
scritto della madre dell'autore, Raffaella Pani, sulla Sardegna che non esiste
più. Come, tra le altre cose, alcune testimonianze d'amici dello scrittore, che
ricordano pure loro, ricordando “l'epopea del Cagliari calcio”. Dove la
chiusura è fatta, perfino, da un testo per musica reggae campidanese. Che il
campidano e immenso, e imperdibile. Sempre, ovviamente, considerando la
certezza che i sardi non vogliono più essere, o almeno molto inferiormente al
passato, carne da cannone, cantando il principio che potrebbe migliorare tutte
e tutti: “nostra patria è il mondo intero”. Quest'opera è davvero giusta per i
turisti della Sardegna. Com per gli studenti che dalla Sardegna si trovano a
Roma ecc. Quelli che lavorano a Bologna. I dipendenti degli alberghi della
valtellina, sardi pure loro. Insomma per abitanti della Sardegna, migranti
dalla sardegna e viaggiatori in genere, ma in fondo per ciascuno che non la
smette di provare a conoscere. E l'occasione è più che buona per salutare il
fratello Bruno Bellomonte, di nuovo e ingiustamente incarcerato dallo Stato
Italiano. Per la sua liberazione.
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