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giovedì 22 settembre 2011

Nuraghe beach. La Sardegna che non visiterete mai di Flavio Soriga (Laterza). Intervento di Nunzio Festa





















Non solo nuraghe. L'insolita guida di Flavio Soriga, scrittore sardo che ormai possimao dire si fa apprezzare in Continente, non è una guida galattica per autostoppisti e neppure un manuale del perfetto turista fai da te. “Nuraghe beach. La Sardegna che non visiterete mai”, è una scanzonata descrizione dell'indescrivibile. Trentottenne, ora barista e libraio, anzi più esattamente libraio-barista, Nicola, il protagonista del viaggio di Soriga, un po' Soriga e un po' il sardo per antonomasia ma persino il sardo sui generis, socio della libreria Giufà, è protagonista a metà: nel senso che è centro della narrazione solamente, facciamo per dire, nella lunghissima Premessa pensata e scritta o riscritta per essere il vero libro. Nel senso che è il resto, potremmo sintetizzare ma ricorrendo alla più elementare semplicificazione che ci sia, a fare da contorno: nonostante solo con l'inizo di Nuraghe beach Soriga dice di cominciare realmente il suo scritto. Ma, sappiamo, la brillante e sempre imprevedibile collana Contromano stupisce in continuazione. E di nuovo ora. Allora, il racconto del suo ritorno al paese alle porte di Cagliari - un villaggio di contadini, a zero metri sul livello del mare – diviene: “il pretesto per narrare le mille sfaccettature che caratterizzano la sua regione”. Essenza della romanzata guida. Tra Cagliari e l'immenso resto della nazione sarda. Una dichiarazione d'amore, scritta a più voci, che precede, quindi, un breve scritto della madre dell'autore, Raffaella Pani, sulla Sardegna che non esiste più. Come, tra le altre cose, alcune testimonianze d'amici dello scrittore, che ricordano pure loro, ricordando “l'epopea del Cagliari calcio”. Dove la chiusura è fatta, perfino, da un testo per musica reggae campidanese. Che il campidano e immenso, e imperdibile. Sempre, ovviamente, considerando la certezza che i sardi non vogliono più essere, o almeno molto inferiormente al passato, carne da cannone, cantando il principio che potrebbe migliorare tutte e tutti: “nostra patria è il mondo intero”. Quest'opera è davvero giusta per i turisti della Sardegna. Com per gli studenti che dalla Sardegna si trovano a Roma ecc. Quelli che lavorano a Bologna. I dipendenti degli alberghi della valtellina, sardi pure loro. Insomma per abitanti della Sardegna, migranti dalla sardegna e viaggiatori in genere, ma in fondo per ciascuno che non la smette di provare a conoscere. E l'occasione è più che buona per salutare il fratello Bruno Bellomonte, di nuovo e ingiustamente incarcerato dallo Stato Italiano. Per la sua liberazione.

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