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sabato 24 settembre 2011

Homo interneticus. Restare umani nell'era dell'ossessione digital di Lee Siegel, traduzione di Alessandra Goti e prefazione di Luca De Biase (Piano B). Intervento di Nunzio Festa





















Viaggiando oltre Internet. Ovvero come si cerca di supererare la miriade di luoghi comuni e poi di loghi comunissimi che per i viaggi di e da internet si fanno. Pubblicato per la prima volta negli Usa presso Spiegele & Grau nel 2008, col titolo aggressivo “Against the Machine. Being Human in the Age of Electronic Mob”, il libro solamente quest'anno tradotto in Italia, grazie al lavoro di Alessandra Goti e all'idea della redazione della giovane e già notevole Piano B di Prato, che potremmo nominare simbolicamente nell'ex castelvecchiano Alex Pietrogiacomi, “Homo interneticus”, sottotitolato emblematicamente “Restare umani nell'era dell'ossessioe digitale, è scritto dal famoso saggista e critico statunitense Lee Siegel (classe '57): scrive su The New York Times, Harper's, The New Yorker ecc. e nel 2002 ha vinto il National Magazine Awards per la critica, appunto. Con la verve dei più grandi polemisti, dove persino quando cita Marx e “smonta” Lenin risulta credibile al mille per cento, Siegel non deve essere letto come saggista 'contro' Internet, ma finalmente intellettuale, molto preparato si capisce, capacissimo d'andare più in fondo del livello di banale che deve esser superato da chi volesse ragionare davvero su effetti positivi e negativi di internet. La scrittura davvero incalzante del giornalista Lee Siegel c'accompagna, finalemente, in una critica, più quindi che una visualizzazione, della dimensione on-line. Che lo spazio telematico, per Siegel, dobbiamo riconoscero almeno per quello che è: nonostante, e per comodità, voglia viverci parecchio dentro: che siamo in un mondo, insomma, apparentemente libero e democratico ma essenzialmente controllato dalla dimensione comerciale della vita, dell'esistenza divenuta possibilmente esposizione continua e costante nelle fittizia vetrina dove c'è la possibilità di fare soldi pur non essendo preparati in nulla. Proprio il saggista che mette, ed era ora, in discussione qualcosa, però arrivando alle basi del mezzo tecnologico, l'ultima innovazione realmente di massa. Spappolando testi saggistici ed esempi concreti, lo scrittore – utilizzando un linguaggio che è 'vincente' – cerca i vasi capillari d'internet. E li trova. Magari facendo storcere il naso a chi non accetta dubbi al pensiero forte e comune. Quando poi Siegel parla dei prosumer, non è più possibile dargli torto. Come è difficile non essere d'accordo con la lettura del fenomeno Bobo. L'edizione italiana del saggio, tra l'altro, è accopagnato dalla mirabile prefazione firmata De Biase. Che fa da plusvalore. Mentre il passaggio più illuminante per comprendere il passaggio “dalla cultura di massa alla cultura della popolarità”, lo troviamo lì dove Lee Siegel riprende (e qui pensiamo cadano le accuse d'operazione proposta da una sua ripicca personale) le vicende d'un incontro sentimentale avvenuto in una community virtuale degli Usa e risoltasi non solo con la rottura della coppia, ma bensì con l'ingaggio del partner maschile della sceneggiata a moderare i commenti d'un giornale statunitense quale premio per la bravura a gestire in pubblico le sue situazioni private persino facendole diventare territorio di discussione pubblica. Forse certi punti del testo appariranno banali, ma le argomentazioni sono fortissime e sostengono abilmente l'obiettivo che l'autore s'era fissato: graffiare l'intoccabile Internet che tutti mangiano e dal quale ci facciamo mangiare. Al tempo del consumo portato a normalità delle vite tutte.

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