Certi scorci temporali e certe geografie sono ideali per sviluppare la trama di un thriller. Alcuni esempi? Il sud della Francia dopo la caduta di Parigi nel 1940, con tanto di cortina di ferro durante la Guerra Fredda, Berlino negli anni '60, il Medio Oriente, il confine tra Messico e Stati Uniti. Negli ultimi dieci anni una serie di ottimi libri hanno esplorato questo genere letterario totalmente fertile e che ha ancora molto da dire, ma di sicuro "Triple Crossing" di Sebastian Rotella, ex corrispondente del Los Angeles Times è un capolavoro. "Triple Crossing" è un titolo azzeccato per una storia che cerca di parlare del difficile mondo della giustizia portata avanti dalle forze dell’ordine su entrambi i lati del confine statunitense e messicano. Tutti i poliziotti che animano le pagine di questo libro sono in bilico tra ambiguità e trasparenza, dannazione e redenzione. L’intero lavoro di Rotella è percorso da una serie sterminata di illeciti che vanno dalla pirateria sulla proprietà intellettuale al traffico d’armi per terroristi internazionali, il tutto condito da un globale relativismo morale, che attraversa le Americhe, e si spinge sino all’Asia, l’Europa e il Medio Oriente dove nella migliore delle ipotesi le alleanze sono sempre mutevoli. Tutto è in vendita, e l'intreccio tra affari e politica rivela un mondo dove ogni cosa ha un prezzo. I personaggi di quest’autore sono “border-line” ovvero non hanno paura di attraversare quelle sottili linee di confine tra lecito e illecito pur di raggiungere i loro scopi. Parole come Lealtà, Giustizia, Rettitudine sono messe in discussione, scambiate come pura merce di scambio, barattate per meri compromessi utilitaristici. Un’opera che fondamentalmente descrive un inferno in terra, un territorio desolato dove serpeggia malevola una frustrazione ancestrale che racconta un universo umano, sociale, criminale in cui per salvarsi la pelle è meglio prevedere l'imprevedibile.
Nessun commento:
Posta un commento