La giornalista Michèle Fitoussi ha pubblicato in Francia da poco una biografia dal titolo “Helena Rubinstein. La femme qui inventa la beautè”, per i tipi di Grasset. Un libro che attraverso questo personaggio non convenzionale, racconta l'emancipazione delle donne nel ventesimo secolo. E’ la storia di una piccola/grande donna che ha lasciato la sua natia Polonia per l'Australia con poco più di 12 vasetti di crema. Il suo obiettivo, conquistare il mondo. Ma questo libro non è solo una semplice storia di successo, ma una campagna “rivoluzionaria” per portare la bellezza ovunque. Ma c’è dell’altro … Helena Rubinstein, per tutta la sua esistenza, ha contribuito a promuovere i più grandi artisti del suo tempo utilizzando come “officine creative” i suoi istituti, ed esponendo nel mondo “opere d’arte altre” attraverso le sue pubblicità o le sue bottigliette. I nomi? Raoul Dufy, Salvador Dalì, Maria Larencin, Christian Bérard, Jacques Helleu, Man Ray. Quando morì nel 1965 a 93 anni, aveva nel suo appartamento in “quai de Bethune” a Parigi, è stata trovata una delle più grandi collezioni di dipinti al mondo, sculture, oggetti, mobili. Helena Rubinstein è stato il primo marchio di cosmesi (oltre alla concorrente d’oltreoceano Elizabeth Arden), a professare una forte tendenza al rispetto di canoni estetici vicini a una bellezza più naturale. Ma soprattutto Helena Rubinstein ha inventato la professione dell’estetista, a cui oggi molte donne e tanti uomini non riescono più a rinunciare. In poche parole un mito!
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